Dopo la dichiarazione di fallimento dello scorso 30 ottobre e in attesa che si faccia avanti un investitore, c'è una buona notizia per i dipendenti di Rifle: è stato raggiunto l'accordo per la cassa integrazione straordinaria di 12 mesi, che tutelerà i 96 addetti di Barberino del Mugello e dei monomarca italiani.
Come hanno sottolineato i sindacalisti Alessandro Lippi della Filctem-Cgil e Gianluca Valacchi della Femca-Cisl di Firenze, al momento è stato salvaguardato il 100% della forza lavoro, «ma questo è solo il punto di partenza».
La speranza, aggiungono, è che nell'arco di questi 12 mesi qualcuno possa essere interessato al brand, fondato nel 1958 dai fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini e quindi anche alle persone che vi lavorano.
«Ci teniamo a sottolineare - hanno puntualizzato - il ruolo avuto da chi gestisce la procedura fallimentare, sia il curatore che i consulenti incaricati, a cui vanno i nostri ringraziamenti per la sensibilità dimostrata nei confronti delle istanze sindacali, pur mantenendo intatto l’interesse della procedura».
Ora si aprirà il confronto per gestire eventuali volontà individuali di uscita, anche temporanea, dall'azienda, magari per ricollocarsi in altre realtà produttive.
Lo scorso 18 maggio la società aveva avanzato domanda di concordato in continuità al Tribunale di Firenze e nel luglio scorso era stata avviata la cassa integrazione per tutti e 96 i lavoratori. A settembre era arrivata la richiesta di aiuto da parte dei sindacati alla Regione Toscana, che aveva aperto un tavolo di crisi. Ma il piano di rilancio e di ristrutturazione del debito non c'è stato e il 30 settembre è giunta la sentenza di fallimento del Tribunale di Firenze.
L'assetto societario vede oggi la famiglia Fratini detenere il 45% della label, con il subentro al posto del fondo svizzero Kora Investments (che dal 2018 ne aveva il 55%) della nuova società Vf Holding (che non ha nulla a che fare con Vf Corporation). Quest'ultima ha acquisito le quote della realtà elvetica.