La catena tedesca di grandi magazzini
Galeria Karstadt Kaufhof, dal 2019 di proprietà di
Signa Holding, ha chiesto la procedura di scudo protettivo, una procedura di pre-insolvenza prevista dall’ordinamento tedesco, depositata al tribunale distrettuale di Essen.
Si tratta della seconda volta in due anni che il retailer controllato dal miliardario
René Benko (co-owner anche di
Selfridges, di
KaDeWe e di metà del
Chrysler Building di New York) chiede protezione dalla bancarotta.
La catena, che ha più di un secolo di vita, aveva già presentato questo tipo di istanza di insolvenza nell'aprile del 2020, all'inizio dell'emergenza sanitaria. Nell'ambito di tale procedura, l'azienda aveva ottenuto la cancellazione di oltre 2 miliardi di euro di debiti.
Finora Galeria Karstadt Kaufhof, che gestisce 131 negozi in 97 città tedesche e impiega 17.400 dipendenti, ha già ricevuto 680 milioni di euro di fondi statali, elargiti in due tranche: la prima di 460 milioni come aiuto per la crisi pandemica e la seconda, all’inizio di quest’anno, pari a 220 milioni.
Questa volta però sembrerebbe il governo tedesco sia riluttante a concedere un altro salvataggio senza una partecipazione fattiva del magnate austriaco e del suo Signa Group, un conglomerato che controlla un vasto impero immobiliare a livello europeo, del valore stimato di oltre 24 miliardi.
Le recenti accuse mosse a Benko non faciliterebbero le cose: il 18 ottobre scorso la polizia austriaca ha fatto irruzione negli uffici di Signa a Innsbruck nell’ambito di una vasta indagine anti-corruzione, che sta esaminando i legami politici del miliardario e presunte irregolarità fiscali nell’amministrazione del suo business.
Senza fondi per sostenere il network di negozi, all’orizzonte ci sarebbe una dieta ferrea, con una ristrutturazione che porterebbe a tagliare circa un terzo degli oltre 17mila posti di lavoro.
Commentando la situazione, l'amministratore delegato dell'azienda
Miguel Müllenbach si è limitato a parlare di fattori prettamente esogeni al gruppo: «La pandemia, l'inflazione a livelli record a causa della guerra in Ucraina e i prezzi dell'energia che sono aumentati – ha dichiarato - hanno portato a una diminuzione dell'affluenza nei centri urbani e a un sentiment negativo dei consumatori».