Leggere articoli poco incoraggianti sulla sua azienda (tra emorragia di manager e chiusura della sede di Milano) non è piaciuto a Philipp Plein, che senza perdere tempo ha organizzato un incontro con i giornalisti italiani per raccontare la sua verità.
«Nessuna crisi legata al Covid, tutto è frutto di una strategia: ora siamo un marchio omnichannel e non più wholesale, tutti i business sono in crescita, tranne i multimarca e Billionaire. Anche la riorganizzazione dei manager è dovuta a questa trasformazione», ha raccontato lo stilista nei suoi headquarters di Lugano.
E per dimostrazione che la Philpp Plein non sta tirando i remi in barca, ma piuttosto rilanciando, lo stilista tedesco fondatore e proprietario del brand elenca una serie di licenze appena siglate o accordi in fase avanzata.
«Abbiamo firmato una partnership con De Rigo e il programma prevede il primo lancio di prodotto nella seconda parte del 2021. Ho scelto questa azienda perché lavora in maniera selettiva con i suoi partner: non siamo uno dei tanti brand in portafoglio quindi sono certo che vorrà fare le cose come piacciono a noi, cioè al meglio».
Ma i contratti di licenza non sono destinati a fermarsi qui e a breve dovrebbero essere formalizzati gli accordi con Jumbo group per l'arredo e Rosenthal per le porcellane, ma sono in cantiere anche licenze per orologi, soft accessories (con Idea di Bruno Ragazzi) e il real estate/hospitality.
«Siamo sempre stati un marchio che agiva direttamente e completamente concentrato sul core business, poi a inizio 2020 sono arrivati i profumi con Brands Beyond Beauty e subito i nostri prodotti sono diventati best seller, dimostrando che ormai il nostro brand è forte e popolare anche per il business delle licenze».
Ma a tenere occupato lo stilista in questi mesi di post Covid c’è anche il business online in continua crescita (il brand è il settimo più venduto su Farfetch per quanto riguarda il menswear) e del retail monomarca diretto e in partnership con opening previsti già nel 2020 tra Parigi, Francoforte, San Pietroburgo e Cina, dove le aperture sono attese a Chengdu, Chhongquing, Pechino e Wuhan. In più il marchio è anche in cerca di location in Italia (che genera un fatturato pari a 25 milioni di euro) in città chiave come Napoli e Venezia.
«Stiamo correndo a mille all'ora - ha commentato Plein, che nell'intervista è stato affiancato dall'advisor Carmine Rotondaro - e per questo parlare della chiusura della sede di via dei Giardini a Milano come un segnale di crisi è una semplificazione. Abbiamo aperto lì le nostre showroom nel 2016 quando il business wholesale era al massimo della sua incidenza nei nostri fatturati, ma negli anni ha continuato a calare. Per noi tenere attiva la location era un costo da 2 milioni all’anno, non giustificato dal business multimarca (circa il 25% dei ricavi, ndr) e così lo abbiamo chiuso».
«Parallelamente - prosegue - abbiamo investito 1 milione di euro sulla riqualificazione dello showroom di Milano in via Bigli, dove c’era Billionaire, marchio che in effetti sta attraversando un periodo duro, ma che non abbiamo intenzione di abbandonare».
E proprio Billionaire e il wholesale sono i tasti dolenti della strategia del gruppo, per il resto Plein guarda con ottimismo al futuro e anche se il Covid porterà quest'anno a una perdita di fatturato compreso tra i 60 e i 90 milioni di euro, i segnali di ripresa ci sono. «La Germania e la Russia stanno crescendo in maniera decisa, per non parlare della Cina. Vediamo una ripresa anche negli Usa. Certo Italia, Francia e Spagna stanno andando male a causa del blocco dei flussi turistici ma siamo certi che si tratti di una condizione passeggera».
Quanto all'emorragia di manager registrata durante l'estate (il general manager Ennio Fontana il retail manager Andrea Lanza Cariccio e il capo della comunicazione Maddalena Bertoli Tedeschi, lo stilista imprenditore sottolinea che sono tutte frutto delle scelte dell'azienda «tranne nel caso di Maddalena», dice Plein.
«Siamo un'azienda nuova, completamente omnichannel, con focus nell'online e nel retail monomarca - conclude lo stilista -, avevamo bisogno di persone che capissero e facilitassero questa trasformazione, così sono usciti dall'azienda alcuni manager ma ne sono entrati di nuovi, come Elisa Lubinski (global retail) e Riccardo Pasero (cfo) e promosso professionisti già presenti nel gruppo: Alex Koba, nuovo omnichannel director».