Risponde a elevati criteri di innovazione e sostenibilità il nuovo polo industriale di
Furla nel Chianti Fiorentino, significativamente chiamato
Progetto Italia, per sottolinearne la valenza made in Italy. «Un ambizioso progetto, volto a valorizzare il patrimonio manifatturiero italiano - si legge in un comunicato - integrandolo con la sua natura più meravigliosa e incontaminata».
Si tratta di tre edifici a Tavarnelle Val di Pesa, per i quali l'azienda bolognese, specializzata nella produzione di borse e accessori, ha investito 30 milioni di euro. Su una superficie complessiva di 43mila metri quadri 18.200 sono edificati e adibiti a uffici, produzione e logistica.
Lo studio
Geza di Udine (vincitore nel 2017 e nel 2019 dell’
American Architecture Prize e dell’
Architizer A+A Awards Prize) ha curato il progetto, puntando a integrare i building nel territorio grazie a patii, tetti verdi e giochi di differenti altezze.
Ma dietro all'estetica c'è l'etica, ossia il rispetto per l'ambiente garantito da un impianto fotovoltaico a copertura dello stabilimento produttivo e da pannelli solari termici per generare acqua calda, pitture poco inquinanti (
Airlite) a base di polvere minerale inorganica, luci a led e di un sistema per riutilizzare l'acqua piovana nell'irrigazione del giardino e nelle aree verdi.
L'attuale sede di Progetto Italia ha preso il posto di quella dell'azienda pellettiera
Effeuno, acquisita quattro anni fa da Furla e da poco fusa per incorporazione nel gruppo: i 130 dipendenti si sono trasferiti nella nuova location e, come riporta
Il Sole 24Ore, lo stile di tutte le collezioni si sposterà da Milano a qui.
Proprio da Effeuno, di cui è stato fondatore e ceo, arriva il nuovo a.d. di Furla,
Mauro Sabatini, che sottolinea come Progetto Italia voglia essere più di una pura fabbrica: «È il primo passo verso la Furla del futuro - spiega - che guarda avanti e si evolve, senza dimenticare la sua legacy e il suo dna. Un "laboratorio" dove formare e attirare talenti, una struttura agile e dinamica dove arte, creatività e craftsmanship si incontrano e si contaminano, all'interno di una struttura improntata alla sostenibilità ambientale. Lo consideriamo un investimento in Italia e per l'Italia».
«Con questa iniziativa stimoleremo la sperimentazione e le idee», aggiunge
Giovanna Furlanetto, non più presidente di Furla ma tuttora coinvolta nella gestione, in quanto comproprietaria (detiene il 77%).
Mauro Sabatini precisa che, grazie a questo polo, «saremo in grado di rafforzare la nostra capacità produttiva, internalizzando e mantenendo il controllo delle fasi più delicate del processo di produzione».
Nell'hub troverà spazio la
Furla Academy, programma formativo avviato nel 2018 in partnership con
Its Mita, che offrirà un percorso di studi accademici e corsi tecnici oltre che pratici.
Sabatini ha detto al quotidiano di Confindustria che il primo trimestre di quest'anno si è chiuso con un +6% sul budget, dopo un 2020 archiviato con ricavi in calo del 40% circa sui 502 milioni di euro del 2019, anche se l'e-commerce ha messo a segno un +36%.
Oltre il 60% del fatturato, realizzato per più dell'80% all'estero, proviene da Giappone e Asia-Pacifico: la Cina ha registrato nel quarter una crescita a doppia cifra alta (+73%, con un turnover quasi simile ai livelli pre-Covid) e l’Asia-Pacifico in generale è progredita del 54%.
Minoritario il ruolo di un mercato come gli Usa, il cui peso nel 2020 è stato del 4,5% e che nel 2020 ha fatto ricorso al
Chapter 11, chiudendo quattro negozi. Ora in America è tempo di rilancio, con un opening previsto a Vancouver entro fine anno.
A cura della redazione