In questi giorni non si parla di
Richemont solo come possibile futuro proprietario di
Buccellati. Al centro dell'attenzione c'è anche
Cartier, uno dei marchi di punta del player svizzero, che ha fatto causa a
Saks Fifth Avenue.
Come si legge su
BoF, il contenzioso nasce dal fatto che il department store è al centro di un progetto di rinnovamento della durata di tre anni, frutto di un investimento di 250 milioni di dollari: un upgrading di cui tutti - il proprietario, ossia il gruppo
Hudson Bay Co., e i brand ospitati nella struttura - dovrebbero essere felici, ma non sta andando esattamente così.
I legali di Cartier sostengono infatti che non sono stati rispettati gli accordi presi nel momento (era il 2011) in cui il marchio si è insediato all'interno di Saks Fifth Avenue, in base ai quali lo spazio dedicato al brand avrebbe avuto una buona visibilità, garantita dal posizionamento al pianterreno.
Nonostante nel 2016 questa intesa sia stata prolungata per cinque anni, con il nuovo assetto Cartier finirebbe nel seminterrato, in una sezione denominata
The Vault. Non è però chiaro se si tratti di uno spazio aggiuntivo o, come sembra più probabile, della ricollocazione di quello esistente.
Sta di fatto che la maison non l'ha presa bene e reclama danni per 40 milioni di dollari, anche perché dietro la mossa del department store potrebbe esserci l'intenzione di dividere la propria strada da quella della griffe di Richemont.
Cartier sta potenziando il suo network retail oltreoceano ma non solo, tramite il recente lancio di un "experience pop up" a Seattle, l'avvio di una nuova boutique a Boston e il remake up del flagship di Hong Kong. A New York, oltre alla presenza da Saks Fifth Avenue, conta su un monomarca rinnovato nel 2016 (nella foto da
Instagram, un gioiello Cartier).
a.b.