Digitare un pin in negozio, scambiare denaro "fisico", strisciare una carta: in tempi di distanziamento sociale se queste azioni si possono evitare è meglio. Da quando l'Oms ha dichiarato, già a marzo, che il virus potrebbe annidarsi anche tra monete e banconote, diventando un potenziale veicolo di contagio, il contante ha subito un duro colpo, lasciando il campo libero alla spinta degli innovativi e-payment.
Del resto, il lockdown è stato un grande acceleratore per la digitalizzazione della popolazione, con un salto evolutivo, come ha sottolineato recentemente Netcomm, di dieci anni, grazie a un esodo massiccio, anche dei profani digitali, verso l'e-commerce: parliamo di una "conversione" di 2 milioni di nuovi e-shopper tra gennaio e maggio 2020, dei quali 1,3 milioni mossi dalla reclusione forzata.
Un allenamento a colpi di clic nel mondo virtuale che ha cambiato – forse per sempre – il mondo del commercio e con esso l'ecosistema dei pagamenti, che pure nella Fase 2 saranno probabilmente sempre più in forma cashless, grazie anche alle nuove forme di retail omnichannel sviluppate dalle aziende, con vendita online "assistita" mediante videochiamate, acquisto e pagamento da remoto: un'esperienza più emozionale rispetto al mero shopping sul web e sicura al tempo stesso.
«Il nostro punto di vista relativo ai sistemi di pagamento oggi in uso nel mondo fisico – racconta Alessandro Bocca, ceo di Axerve, parte dell'ecosistema fintech di Fabrick – ci ha spinto a valutare con occhio critico sia le carte contactless che gli alternative payment, non essendo in grado di garantire appieno il distanziamento sociale che il consumatore si aspetta».
Da qui lo sviluppo di dinamiche di cross-selling omnicanale, come Axerve Pay By Link, che «permette di offrire ai clienti – sottolinea Bocca – un nuovo modo di pagare, semplice e immediato», che può avvenire anche a casa in modo safe, proprio come su un sito e-commerce.
Per finalizzare l'acquisto viene infatti inviata una e-mail contenente il link di pagamento, oppure mostrato un codice QR sullo smartphone. Il cliente viene poi re-indirizzato alla pagina di pagamento, dove potrà inserire i dati della sua carta di credito: «Una nuova mimica che affianca le modalità contactless del Pos e che può avvenire via smartphone in totale sicurezza».
Il primo attore della moda ad adottare la modalità Pay By Link in vista della Fase 2 è stato il Gruppo Miroglio, che l'ha resa disponibile per oltre 500 punti vendita: «Grazie a questa soluzione – spiega Martino Boselli, brand director di Elena Mirò – abbiamo sviluppato il servizio "shopping at home" per i nostri marchi Elena Mirò, Motivi, Oltre, Fiorella Rubino e Caractère».
Una modalità d'acquisto sul crinale tra fisico e digitale, per chi non vuole rinunciare a una shopping experience personalizzata ma preferisce viverla nella propria abitazione, e giocata su video-call e personal stylist che illustrano le collezioni e danno consigli sugli ouftit alle clienti, le quali ricevono a casa i capi desiderati, «pagando – dice il manager - con carta di credito unicamente quelli che vogliono trattenere».
Per incassare a distanza durante le operazioni di delivery, anche Satispay - sistema di mobile payment indipendente dai circuiti tradizionali delle carte di credito e debito - nel periodo di lockdown ha messo a punto in tempo record il servizio "Consegna e Ritiro", pensato per i piccoli esercenti del settore food: «Durante l'emergenza – racconta il chief business development officer Andrea Allara – sono stati molti i negozi che si sono organizzati autonomamente con consegne a domicilio e ciò ha fatto sì che accelerassimo lo sviluppo di un servizio che ci immaginavamo di mettere a disposizione in un arco temporale di tre anni».
Con la Fase 2 sono state strette nuove partnership anche con il mondo della moda, con nomi come Anthony Morato, Original Marines e Coccinelle, rimpolpando così il parco esercenti (circa 110mila) e gli utenti (arrivati a quota 1 milione e 100mila): «Con la nostra app si può pagare con un semplice clic da smartphone qualsiasi cosa: dallo shopping online e nei negozi fisici alla cena al ristorante, le tasse, il bollo auto, le multe, il ticket sanitario, la retta universitaria con pagoPA, le ricariche telefoniche».
Soprattutto, se si entra in negozio si può mantenere la distanza, senza toccare dispositivi altrui: «Basta aprire l'app – spiega Allara – selezionare il negozio in cui pagare, visto che apparirà in cima alla lista dei negozi grazie alla geolocalizzazione, digitare l'importo e confermare. Il trasferimento di denaro su account Satispay è immediato, l'esercente dovrà solo accettare la richiesta affinché il pagamento vada a buon fine».
Una formula, quella del mobile payment, già in forte crescita in era pre-Covid: secondo i dati dell'Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, nel 2019 il numero di italiani che ha utilizzato il cellulare per pagare in negozio è triplicato, raggiungendo i 3 milioni, portando i pagamenti attivati da smartphone a un valore pari a 1,83 miliardi di euro, per un totale di 58 milioni di transazioni.
Durante il lockdown ha però influito il mancato afflusso dei turisti, come evidenzia Luca Malavolta, direttore commerciale di Coccinelle: «Il trend dei pagamenti elettronici ha risentito nel nostro caso della mancanza di clientela internazionale, tipicamente più propensa al loro utilizzo. Nel mercato italiano, invece, dove negli ultimi anni abbiamo raggiunto un target più giovane, l'adesione a Satispay è stata apprezzata, anche se carte e bancomat risultano ancora gli strumenti preferiti».
In ogni caso è solo l'inizio: durante la pandemia i pagamenti digitali, soprattutto quelli senza contatto, hanno messo all'angolo il contante "fisico", superando un importante test nella trasformazione dei sistemi di pagamento da semplice commodity a ganglio essenziale per gestire la relazione con il consumatore.
«Il contante prima dell'emergenza Covid rappresentava circa il 70% del totale dei pagamenti – dice Alessandro Bocca -. Ci aspettiamo un calo ma comunque è uno strumento che riteniamo resterà rilevante ancora per molto tempo. È possibile però che cambino le modalità di accettazione e che si diffondano maggiormente i dispositivi Cash-in/Cash-out per gestire pagamenti e resi, così da evitare un contatto diretto con il denaro da parte degli esercenti. In alcuni Paesi, come la Francia ad esempio, è un modello che ha già avuto una fortissima diffusione nel settore food e che, causa Covid-19, pensiamo possa subire un'accelerazione anche in ambiti come il fashion».
Sicuramente le nuove procedure, innestandosi su un processo già in corso, hanno rinforzato e accelerato l'onda del cambiamento: «La crisi ha modificato moltissimi aspetti della nostra società e tra questi certamente la cultura del pagamento – dice Andrea Allara -. Se prima i pagamenti digitali crescevano del 2-3% l'anno, adesso la velocità sarà triplicata».