Numerosi imprenditori pratesi del tessile, tra i quali anche i big del settore, hanno avviato «un'azione di disobbedienza civile» per chiedere l'immediata riapertura del distretto.
Come riporta
tvprato.it, le aziende si sono attivate attraverso la Pec-Posta elettronica certificata, mandando e-mail alla Prefettura e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dove annunciano l'intenzione di riaprire immediatamente le fabbriche.
«La nostra produzione è stagionale - spiegano gli imprenditori, coordinatisi attraverso una chat
Whatsapp - quindi deperibile, come la ricotta. Dobbiamo riaprire subito, non possiamo aspettare maggio. E lo stesso vale per i negozi. Ci stiamo avviando verso un disastro economico».
«Vogliamo spiegazioni sul perché in Veneto il presidente della Regione
Luca Zaia dice che il periodo di lockdown è finito e invece qui da noi si vuole aspettare maggio – proseguono –. Anche la richiesta del presidente della Regione Toscana,
Enrico Rossi,
di riaprire solo le aziende che hanno il 25% di fatturato legato all'export non è ricevibile. A Prato c'è una filiera orizzontale: non possono riavviarsi solo le grandi aziende, ma c'è bisogno del contributo di tutti».
Le imprese che hanno aderito alla manifestazione di protesta sono 256. «Ognuna porta con sé la propria filiera – sottolineano gli imprenditori –. Nella Pec invitiamo le istituzioni a fare i debiti controlli nelle nostre aziende. Abbiamo tutte le dotazioni necessarie per ripartire in sicurezza e i nostri dipendenti ne sono consapevoli. La sensazione è che la politica non sia contraria alla riapertura, ma manchi solo un po' di coraggio. Allora cerchiamo noi di spronarla a prendere l'unica decisione sensata, per evitare un disastro economico».
e.f.