Dopo la replica della Camera della Moda all'articolo del New York Times in cui si legge che in Puglia ci sono condizioni di lavoro simili a quelle del Bangladesh, con sarte pagate un euro l'ora per confezionare il made in Italy, arriva anche la netta presa di posizione degli imprenditori del territorio.
«In Puglia - dice Salvatore Toma, presidente della sezione Tessile, Moda e Abbigliamento di Confindustria Taranto - non esistono più condizioni di lavoro del genere. Se le grandi case di moda si rivolgono a noi, è proprio per il contrario: le nostre maestranze sono le più qualificate e in possesso dei requisiti di legge».
«Oggi - prosegue Toma - esistono ancora casi di lavoro sottopagato, come in tutti i settori, ma neanche lontanamente paragonabili a quanto denunciato dal New York Times. Sono proprio le grandi aziende, peraltro, a chiedere ai laboratori il Durc (documento unico di regolarità contributiva) e altri adempimenti sulla sicurezza, rendendo di conseguenza molto più fitte le maglie della legalità, dalle quali evadere diventa difficile».
«Noi in Puglia - conclude Toma - siamo altamente qualificati e questa è una condizione che ci viene riconosciuta a tutti i livelli: abbiamo competenze che vanno salvaguardate e quindi respingiamo totalmente al mittente questo tentativo di screditare una tradizione che vige nella regione ormai da più di un secolo».