La Borsa sembra più vicina per Warby Parker, brand fondato nel 2010 da alcuni nerd della Wharton School presso la University of Pennsylvania, partiti da zero con la vendita online e cresciuti vertiginosamente nel giro di pochi anni, espandendosi anche con un network fisico.
Non è la prima volta che circolano voci su una possibile Ipo per il marchio di occhiali, ma secondo indiscrezioni adesso la domanda non è più se Neil Blumenthal e Dave Gilboa porteranno la loro società a Wall Street, ma piuttosto quando.
«Abbiamo sempre visto l’Ipo come un'opportunità di finanziamento, anche se non abbiamo piani immediati per andare in Borsa - ha detto a wwd.com una portavoce di Warby Parker -. Siamo stati in grado di raccogliere capitali a condizioni favorevoli nel mercato privato e possiamo contare su un sacco di liquidità».
L'azienda, che ha raccolto più di 500 milioni di dollari di finanziamenti da quando è stata fondata nel 2010, è valutata 3 miliardi di dollari, contro gli 1,2 miliardi del 2015: performance brillanti se si pensa che Warby Parker è nato quasi per caso, sulla scia di un moto di ribellione.
Uno degli universitari che diede vita al progetto aveva rotto gli occhiali da sole ma non poteva permettersi di comprarne un altro paio per i costi proibitivi.
Da lì l’idea di sfidare chi nel settore aveva il monopolio, con la messa a punto di un business model alternativo (sovvenzionato dalla scuola con 2.500 dollari), per interagire direttamente con i produttori, bypassare la filiera distributiva tradizionale e arrivare senza intermediari al consumatore tramite il web, dialogando con lui attraverso i social media e offrendo prodotti di alta qualità ma a prezzi accessibili.
Un marchio che ha cambiato le regole dell’industria, grazie ai mezzi democratici della tecnologia e che ha fatto da modello per molti a seguire, molto prima che scoppiasse la pandemia.
Nell'attività del retailer non manca un risvolto benefico: grazie a partnership con enti come VisionSpring, per ogni paio di occhiali venduto un altro viene dato a chi non può permettersi di comprarlo, seguendo il principio Buy a pair, give a pair.