La stilista dice la sua su tecnologia, lockdown e futuro

Miuccia Prada: «Un lockdown è duro, due sono terribili. Abbiamo sei lunghi mesi davanti»

Oggi, 9 novembre, comincia il convegno online Culture and Consciousness - prima tappa di un programma di mostre, convegni e pubblicazioni organizzato dalla Fondazione Prada sul tema delle neuroscienze. L'evento ha fornito a Miuccia Prada l'occasione per raccontare in un'intervista il suo rapporto con scienza e tecnologia.

«Da anni pensavo a un progetto incentrato su queste tematiche - rivela la stilista al Corriere della Sera -. La difficoltà è raccontare il pensiero scientifico in un’istituzione nata per le arti visive come la Fondazione. È un tentativo che nessuna istituzione d’arti visive finora aveva fatto; anche se riuscirà solo in parte, l’intento è talmente ambizioso che ne sarà valsa la pena. Perché la Fondazione dev’essere in qualche modo utile e collegata al mondo attuale. La cultura non è un fiore all’occhiello; è qualcosa che serve alla tua vita».

Anche se la sua formazione culturale è basata su letteratura, cinema, teatro, Miuccia Prada dimostra un punto di vista originale anche quando si trova a parlare di cervelli, intelligenza artificiale, innovazione. «Oggi - osserva la designer - il telefonino è l’estensione della nostra mano e della nostra mente, è come avere un’enciclopedia sempre con sé. In futuro basterà inserire un chip nel proprio corpo per conoscere tutte le lingue. È una cosa che alla mia generazione fa un po’ paura. Il punto sarà come gestire questa rivoluzione. Pericolosa, ma anche utile. Tra cent’anni forse sarà talmente normale che non ricorderemo più come eravamo prima».

Nel lungo colloquio con Aldo Cazzullo Miuccia Prada racconta anche di aver scoperto la tecnologia digitale con il primo lockdown. «Fino a poco tempo fa ero diffidente: non volevo imparare; ora ho cominciato a guardare alla tecnologia come a un’alleata. Qualcosa è scattato quando mio figlio Lorenzo (Bertelli, ndr), che è entrato in azienda, mi ha fatto notare: "Mamma, tu ti occupi di tutto, tranne che di quello di cui si occupa la gente. Soprattutto il web". È vero, Internet può essere superficiale; ma sta a noi riempirlo di contenuti interessanti, farne lo specchio della complessità del presente».

La prospettiva di un nuovo lockdown sembra preoccupare la stilista, che dice di aver vissuto il primo periodo di isolamento forzato, quello tra marzo e maggio, come un momento di pace, una pausa. «Stavolta, invece, il lockdown mi spaventa molto, anche dal punto di vista economico. Uno è duro; due sono terribili. Abbiamo di fronte sei lunghi mesi. Ormai è chiaro che il vaccino non arriverà prima della primavera. Forse avremo prima alcune cure. Il lockdown non sarà facile; ma è inevitabile. Anche a causa degli errori che moltissima gente ha commesso quest’estate».

E quando l’intervistatore le chiede se la pandemia ci cambierà, Prada non ha dubbi e non cerca giri di parole per rispondere: «Sì. Soprattutto con un secondo lockdown. Che toccherà tutti, a cominciare dagli adolescenti. Lascerà il segno, non so dire quale. Temo che saremo più tristi, più depressi. Ma se uno non si deprime, può pensare di più e meglio. E il periodo che ci attende si può rivelare creativo».

an.bi.
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