L’azienda beauty a chilometro zero

Babila Spagnolo (Layla Cosmetics): «Abbiamo 87 anni ma ci sentiamo disrupter»

Babila Spagnolo dice di svegliarsi tutte le mattine con entusiasmo, ma sapendo di dover combattere contro le multinazionali, i colossi della cosmetica con grandi capitali, grandi testimonial e grande visibilità.

Difficile imporsi quando si è una piccola impresa con 45 persone nello staff, seppur con carte vincenti come un prodotto artigianale di qualità: una realtà completamente verticalizzata che gestisce produzione e distribuzione e, soprattutto, un nome che ha dietro di sé 87 anni di storia.

Il nome è quello di Layla, l’azienda fondata negli anni Trenta dal nonno di Babila Spagnolo, il commendator Emanuele Rossetti, che a 16 anni decise di imbarcarsi come mozzo su una nave diretta negli Stati Uniti. Il destino volle che a causa di un’avaria, il soggiorno a New York diventasse più lungo del previsto, tanto da convincere il giovane calabrese a cercare impiego in uno stabilimento per smalti, imparando tutti i segreti del mestiere.

Dopo due anni, tutta quell’expertise nelle lacche per unghie Rossetti la portò a Milano, fondando la sua Layla, il nome di una evidentemente mai dimenticata fidanzata, lasciando alla sua morte le redini dell’azienda alla figlia Emma Rossetti.

Dopo la scomparsa dell’imprenditrice, nel 2018, tocca alla figlia Babila prendere lo scettro del comando, proprio alla vigilia dello scoppio della pandemia: «La mia famiglia aveva portato avanti questa realtà per 85 anni e io temevo che sarebbe fallita in tre mesi», confida Spagnolo, che invece decide di accettare la sfida, immergendosi con dedizione in tutti i meccanismi dell’azienda. E mettendoci la faccia a colpi di dirette su Instagram in cui fa vedere i prodotti, dialoga con le clienti, raccoglie preziosi insight per ricalibrare l’offerta.

Proprio dai social scaturisce l’idea di ampliare una linea di make-up «che fosse alternativa alle proposte dei grandi gruppi», e di mettersi al lavoro per la realizzazione di una gamma di skin-care, che vede la luce nell’ottobre 2022 dopo circa due anni di lavoro insieme al team di Layla Cosmetics e al partner nel lavoro e nella vita Alessandro Di Fuccia, responsabile ricerca e sviluppo.

«La nostra forza è data dall’alta qualità del prodotto. Basti pensare che i trattamenti contengono dal 15% al 19% di principi attivi, tutti rigorosamente naturali, eccetto quelli con il filtro solare - tiene a sottolineare Babila -. Inoltre la nostra comunicazione si basa su un messaggio inclusivo, genderless e autentico. Niente filtri, massima naturalità. Un approccio che non paga subito ma che alla lunga premia. In questo ci sentiamo credibili e disrupter».

Un’evoluzione, quella impressa dalla terza generazione di Layla, che va di pari passo con le nuove strategie commerciali. Oggi il marchio serve due differenti canali distributivi, offrendo una gamma di prodotti ad hoc e diversificata: le profumerie indipendenti (con insegne come Mazzolari a Milano e catene quali Marrionnaud) e punti vendita come Tigotà, Acqua e Sapone e Beauty Star, per un totale di 2.700 door.

Dallo scorso autunno è però attivo anche un monomarca in via San Marco a Milano (nella foto), con beauty spa e tutti i prodotti del marchio, dai tradizionali smalti al make up, fino allo skin-care. Con l’obiettivo, nel 2023, di approcciare un nuovo canale, quello delle farmacie.

«È un progetto che sto portando avanti da qualche mese – informa Babila Spagnolo –. Sto cercando di  conoscere meglio questo mondo e i possibili partner. Aspetto il colpo di fulmine e qualcuno che si innamori di Layla».

a.t.
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