Intervistati da Fashion, Jacopo e Veronica Etro delineano le strategie della griffe. «La nostra forza - dicono - è l'identità di brand. Siamo fortemente focalizzati sull'artigianato e attenti a non inflazionare il marchio».
Nell'intervista, realizzata dal nostro direttore Marc Sondermann e il cui testo integrale è pubblicato sul numero 5 di Fashion, Jacopo e Veronica Etro sottolineano come il business della casa di moda sia cresciuto del 4% nel 2014, nonostante la crisi mondiale e la débâcle russa, grazie anche all'ottimo riscontro in aree come gli Usa, il Giappone, la Germania (con la recente inaugurazione di uno store a Francoforte e il restyling di quello di Berlino) e la Cina.
Un mercato, quest'ultimo, dove altri soffrono, ma non Etro. «Abbiamo iniziato a sviluppare la presenza sul territorio cinese più tardi di altri marchi del lusso. Alla grande abbuffata non abbiamo partecipato» sottolineano, anticipando che «con gli investimenti attuali perseguiamo l'obiettivo di avviare negozi nei posti giusti, senza sforare il tetto di tre-quattro monomarca nelle grandi città. In questo quadro si inseriscono le aperture a Macao e Hong Kong».
E l'Italia? «Dopo un periodo d'oro si avverte una crisi del ceto medio. Un trend che si riflette psicologicamente anche su chi i soldi li ha. Non si desidera mostrare ciò che si ha. Questo in un certo senso ci avvantaggia, siamo sempre stati cultori del no logo».
Emerge il dna di una realtà che prosegue dritta per la propria strada e che fa di questa coerenza un asset. «Siamo fortemente focalizzati sull'artigianato. Non ci sono seconde linee - spiegano Jacopo e Veronica - né è mai stato il nostro business fare profumi e mutande». «Chi siamo - proseguono - si riflette su quello che facciamo. E non abbiamo più licenziatari, proprio per esercitare un controllo maggiore su prodotto e distribuzione».
Alla voce strategie di pricing, «se si ricarica di 10 volte - osservano i due fratelli - poi si arriva a prezzi ridicoli. La nostra politica è puntare su listini ragionevoli. Ma non facciamo saldi su certi prodotti speciali, né sul coccodrillo».
Per quanto riguarda la distribuzione, Jacopo e Veronica si soffermano sugli outlet («Un canale da controllare con attenzione») e sui criteri adottati nel merchandising («Di sicuro non ci indirizziamo esclusivamente a una clientela di turisti»), ma anche sull'e-commerce, lanciato due anni fa e gestito internamente: «Lo sviluppo è esponenziale, raddoppia ogni anno».
Progetti futuri: «Abbiamo in mente di fare qualcosa nel campo dei gioielli e dei bijoux. Pensiamo a un lifestyle a 360 gradi». Ma sulle licenze i due stilisti-imprenditori sono categorici: «Continuiamo a essere molto restrittivi. Il rischio è avere poco controllo sul prodotto».
Altre sfide per il 2015 sono le calzature, l'accelerazione della pelletteria e degli accessori tessili, come l'iconica sciarpa Etro. Ma tutta l'azienda è in fase evolutiva: «Ci siamo appena strutturati con un nuovo direttore generale, dopo avere fatto nel 2014 una scelta fondamentale, quella di rimanere indipendenti». In arrivo a breve un cfo, per crescere ancora «ma senza dover vendere una parte o la totalità».