Nel secondo trimestre fiscale terminato a fine luglio Inditex, proprietario del marchio Zara (nella foto, lo store rinnovato di Berlino), ha registrato un utile di 214 milioni di euro. Si confronta con la perdita di 409 milioni dei primi tre mesi del 2020, quando l’88% dei negozi era chiuso e le vendite erano scese del 44%.
Queste indicazioni positive confermano il miglioramento della situazione di mercato, nel fast fashion, come già indicato ieri dai numeri del terzo trimestre fiscale del gruppo svedese H&M, sopra le previsioni degli analisti.
Fra maggio e luglio 2020 il fatturato è diminuito del 31% rispetto allo stesso periodo del 2019. Come osservano dal gruppo spagnolo, in maggio c’era ancora l’87% degli store fermi mentre oggi il 98% è operativo, benché in alcuni specifici mercati permangono le restrizioni anti-covid.
Ne risulta che il bilancio semestrale si chiude con una perdita netta di 195 milioni, dai precedenti profitti pari a 1,55 miliardi di euro. L’azienda sarebbe in utile per 39 milioni escludendo accantonamenti per 308 milioni, precedentemente annunciati e inerenti il programma di digitalizzazione degli store.
Nei sei mesi il gruppo che controlla anche Massimo Dutti, Bershka, Oysho, Pull and Bear e Stradivarius ha totalizzato ricavi pari a 8 miliardi di euro, in calo del 37% rispetto all’analogo periodo del 2019. Una discesa parzialmente frenata dal buon andamento delle vendite online che hanno realizzato un +74% semestrale. Per la prima volta Inditex ha raggiunto anche il traguardo del milione di ordini ricevuti in un solo giorno.
Che la situazione stia gradualmente migliorando lo si rileva anche dalle vendite in valute locali fra il primo agosto e il 6 settembre: -11 rispetto allo stesso periodo di un anno prima. L’accelerazione delle vendite digitali resta inoltre considerevole.
Commentando i risultati, l’executive chairman Pablo Isla ha sottolineato che la ripresa è dovuta al duro lavoro, al coinvolgimento e alla creatività di ogni dipendente. «Sono particolarmente soddisfatto - ha detto - della crescita delle vendite online, che dimostra la cruciale importanza della nostra strategia di integrazione dell’online con l’offline. Si tratta di una pietra angolare del nostro business model che ha tre pilastri: la flessibilità, la digital integration e la sostenibilità. Giorno per giorno questa combinazione prova la nostra solidità».
Il piano 2020-2022 annunciato con i risultati del primo trimestre prevede investimenti pari a 1 miliardo di euro per l’e-commerce e ulteriori 1,7 miliardi per l’integrazione fra canale fisico e canale digitale. L’obiettivo, alla fine del bienni,o è portare l’incidenza dei ricavi realizzati sul web a oltre il 25% del totale (dal 14% del 2019).