L’EMERGENZA SANITARIA ACUISCE LE CRITICITà

Troppi debiti e coronavirus: Shandong Ruyi in difficoltà per l’acquisto di Bally

Shandong Ruyi in forte difficoltà nell’ottemperare al deal siglato nel 2018 con Jab Holding per l’acquisizione del brand del lusso svizzero Bally.

Secondo rumour raccolti da Reuters, l’accordo in corso da due anni avrebbe richiesto un finanziamento di 600 milioni di dollari, che Ruyi non è finora a riuscito a racimolare, gravato da una mole di debiti accumulata negli ultimi anni nel supportare la sua aggressiva campagna acquisti, tale da essere battezzato l'Lvmh della Cina.

Qualche mese fa si parlava di debiti pari a 28 miliardi di renminbi: circa 3,98 miliardi di dollari o 3,6 miliardi di euro, quasi il doppio della quota del 2015, che si aggirava sui 15 miliardi di renminbi.

Del resto, negli ultimi anni la holding con sede nella Cina Orientale ha sborsato miliardi per portarsi in scuderia alcuni cavalli di razza europei, tra cui – oltre a Bally – il britannico Aquascutum e i marchi di Smcp, ossia Sandro, Maje e Claudie Pierlot. Non solo: nella tela è finita anche l’iconica Lycra.

Naturale che in questa grave crisi di liquidità lo tsunami del coronavirus, con la quasi paralisi delle attività produttive e il drastico calo degli ordinativi per i marchi in portafoglio, abbia esacerbato le difficoltà finanziarie.

Recentemente Shandong Ruyi si è trovata nell’occhio del ciclone anche per altre manovre espansive non andate in porto per mancanza di risorse: Bagir Group ha trascinato il conglomerato del lusso cinese in tribunale, per non essere riuscito a rispettare i termini pattuiti nel 2017, in base ai quali il big avrebbe dovuto acquisire la maggioranza dell’azienda israeliana.

a.t.
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