Deloitte ha pubblicato la nona edizione dello studio annuale
Global Powers of Luxury Goods, che classifica i 100 maggiori player del lusso globale in base alle performance di bilancio dell’anno fiscale 2021.
Tenendo conto del fatturato annuale realizzato dalla vendita di beni di lusso, i primi della classe sono, nell’ordine e per il quinto anno consecutivo,
Lvmh,
Kering e
The Estée Lauder, seguiti da
Chanel (che guadagna due posizioni rispetto all’anno prima) e
L’Oréal Luxe (stabile).
Nessun gruppo italiano è presente nella top ten. Per trovarne uno bisogna scendere al 18esimo posto, con
Prada Group, che guadagna cinque posizioni, seguita da
Moncler (27esimo, dopo aver scalato sei gradini),
Giorgio Armani (28esimo, in salita di una posizione),
Max Mara Fashion Group (31esimo, avanzando di otto posizioni) e
Otb (34esimo, in progresso di due gradini).
Il Gruppo Prada, Moncler rappresentano insieme il 35% delle vendite di beni di lusso realizzate nel 2021 dalle aziende italiane presenti nel ranking.
L'Italia è il primo Paese del lusso per numero di aziende (23) presenti nelle top 100 della società di consulenza e revisione. In particolare, le 21 società con chiusura dell'esercizio al 31 dicembre hanno registrato una crescita a due cifre delle vendite di beni di lusso (compresa tra il 17,3% e il 49,3%) e un cagr (tasso di crescita annuale composto) 2018-2021 superiore alla media.
Quasi tutte le aziende sono risultate in profitto e alcune hanno registrato un net profit margin a due cifre. Sono Moncler (19,2%), Max Mara (13,8%),
Valentino (10,2%) e
Marcolin (33,4%). Quest’ultima società, specializzata nell’eyewear, ha registrato il net profit margin più alto dell’intera classifica, seguita da
Hermès con 27,3%.
Tenendo conto del cagr dei ricavi realizzati dal 2018 al 2021, in vetta alla lista di Deloitte c’è il marketplace di lusso
Farfetch (54esimo nella top 100) con un tasso del 104,7%, seguito dagli orologi
Richard Mille (55,6%) e dalle sneaker italiane
Golden Goose (27,2%, nella foto). Tra le 20 che hanno corso di più nel quadriennio ci sono anche altre due italiane: Moncler (12,9%) e il gruppo del luxury beauty
EuroItalia (10,9%).
Le 100 della classifica nel 2021 hanno realizzato 305 miliardi di dollari di giro d’affari, 53 miliardi in più rispetto al 2020 e 24 miliardi in più rispetto al pre-pandemia (+8,5%). A cambi costanti la crescita sul 2020 è stata del 21,5%. Il profit margin è risultato in media del 12,2%, cioè circa sette punti percentuali in più rispetto all’anno prima.
«Il comparto - spiega
Giovanni Faccioli, Deloitte Global Fashion & Luxury Practice Leader - è stato capace di re-inventarsi e avviare un processo di trasformazione considerevole, portando concetti quali sostenibilità, economia circolare e innovazione, al centro delle proprie strategie di crescita per i prossimi anni. Oggi più che mai le aziende di questo settore sono in grado di essere vicine ai consumatori in termini di servizio, produzione, ascolto e condivisione dei medesimi valori».
Sulla scia della pandemia e dei cambiamenti nei valori e nelle abitudini di acquisto, le aziende di beni di lusso possono cogliere nuove opportunità derivanti dalla transizione ecologica e dall’economia circolare, tra i maggiori trend insieme alla rivoluzione digitale portata dal metaverso e dal Web3. «La sostenibilità e i principi Esg - conclude Faccioli - sono sempre più incorporati nelle strategie delle aziende, che si avvalgono del prezioso supporto delle nuove tecnologie per sviluppare nuovi materiali rispettosi dell'ambiente e per migliorare il design, la produzione, la distribuzione e la comunicazione dei loro prodotti».
e.f.