Stop al gossip: nessuna quotazione in vista per
Chanel. A dirlo a chiare lettere è
Leena Nair, ceo del marchio di proprietà dei fratelli
Alain e
Gerard Wertheimer, che dalle colonne del
Fashion Times ribadisce la volontà dell’azienda di rimanere «privata e indipendente».
Non è la prima volta che il brand è al centro di speculazioni intorno a una possibile Ipo, ma da quando – a partire dal 2018 – ha iniziato a pubblicare i risultati annuali, svelando lo stato di ottima salute dei conti, i rumours sono aumentati.
«Le voci ci sono sempre, ma vanno accantonate», sentenzia Nair, prima donna di origine indiana a guidare un marchio del lusso, nonché la prima a.d. a provenire dal mondo delle risorse umane (è stata responsabile Hr da
Unilever per 30 anni).
Dagli uffici con vista su Bond street a Londra, dove l’azienda ha deciso di trasferire la sua sede nel 2018, la top manager durante la sua prima intervista da ceo del brand parla anche di mercato, investimenti, strategie future.
Chanel ha tutte le carte in regola per mantenere lo scettro di secondo marchio al mondo per fatturato dopo
Louis Vuitton: secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 il giro d’affari è arrivato a 15,6 miliardi di dollari, con un aumento del 22,9% rispetto ai livelli pre-pandemia, e ora sta ricevendo ottimi feedback dai principali mercati di riferimento, in primis l’Asia Pacifico, guidata dalla Cina, che rappresenta più della metà del turnover annuale.
Ora la priorità per Nair è «garantire che la nostra casa iconica continui a essere un faro di ispirazione per i prossimi 100 anni» e per questo è fondamentale «investire costantemente in capacità dirompenti», puntando contemporaneamente su tecnologia e artigianalità.
Con questo fine, negli ultimi cinque anni l'azienda ha investito in 33 startup, alcune delle quali specializzate nella realtà aumentata, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza d’acquisto online. E, parallelamente, ha lavorato per consolidare la sua supply chain, acquisendo 25 fornitori nel 2021, con un investimento totale di 1,1 miliardi di dollari in tecnologia, immobili e produzione.
Nair ritiene che un'altra leva strategica per il futuro sarà quella della sostenibilità: Chanel si è impegnata a dimezzare le emissioni entro il 2030 e a ridurre del 10% quelle della propria catena di approvvigionamento, dove si concentra la maggior parte della sua impronta ambientale.
«Fondamentale – afferma – è incoraggiare a comprare di meno, ma con una maggiore qualità, e “disaccoppiare” così la crescita dei ricavi dai volumi di vendita».
Va ricordato che i listini della griffe sono aumentati in maniera significativa dall’inizio della pandemia, con alcune borse vendute a prezzi superiori del 74% rispetto al 2019 nel Regno Unito, secondo gli analisti di Jefferies.
«Come tutti gli altri rispondiamo alle variazioni dei costi delle materie prime, dei costi di produzione e delle fluttuazioni dei tassi di cambio», spiega al riguardo Nair, che anche per il futuro non rassicura su cambi di rotta.
«È difficile sapere se i prezzi continueranno ad aumentare – conclude -. Vedo che i numeri dell’inflazione in tutti i mercati stanno salendo. E anche i costi dei materiali e della produzione non stanno rallentando».
a.t.