Furla Progetto Italia, nuovo hub di creatività, produzione, ricerca e formazione del polo della pelletteria da 313 milioni di ricavi nel 2021 (+7,6% sul 2020) ha ottenuto la certificazione Iso 14001 per il sistema di gestione ambientale. Un riconoscimento che si aggiunge all’Iso 45001:2018 su salute e sicurezza sul lavoro, presente in tutti i siti e negozi Furla dal 2019, e all'Iso 14067, che definisce i principi, i requisiti e le linee guida per quantificare l’impatto sull’ambiente dell’e-commerce del marchio.
Il quartier generale di Furla Progetto Italia è nel Chianti, a Tavarnelle Val di Pesa (Firenze), dove Effeuno, la piattaforma produttiva che l’azienda ha acquistato quattro anni fa, ha già la sua sede. La struttura si estende su 43mila metri quadri, di cui 18.200 costruiti. Il progetto è stato realizzato dallo studio Geza di Udine, vincitore nel 2019 e nel 2017 dell'American Architecture Prize (Architectural Design/Industrial Buildings category) e dell'Architizer A+Awards Prize (Sistemi di smaltatura e categoria di prodotto), con l’idea di instaurare un rapporto armonioso tra architettura industriale e natura, creando un ambiente di lavoro ideale.
Giovanna Furlanetto, presidente della Fondazione Furla, definisce la certificazione come «un importante risultato, che dimostra come l'azienda si sia impegnata per ridurre il proprio impatto ambientale». «Furla Progetto Italia - prosegue - è stato sviluppato con un approccio olistico. In questo nuovo sito il management è alla costante ricerca di soluzioni innovative e sostenibili per i nostri prodotti».
Il progetto si inserisce nella roadmap Sostenibilità 2030 della realtà bolognese, che punta a ottenere risultati tangibili in materia di gestione ambientale, impegno sociale, approvvigionamento responsabile e innovazione ecologica, con impatti positivi sulla comunità e sui prodotti.
Tra le prime azioni c'è quella di compensare la Co2 emessa dalle operazioni di e-commerce, acquistando "green credit" a sostegno di un progetto di carbon offset in Tanzania. Obiettivo di questa missione è coinvolgere e aiutare le comunità locali a preservare più di 250mila ettari di foresta dalla deforestazione, contribuendo alla protezione di un bacino ricco di biodiversità. In parallelo, si gettano le basi per creare nuovi posti di lavoro e contribuire allo sviluppo sostenibile di uno dei villaggi più remoti di questa regione.
Gli occhi sono puntati su Furla non solo per l’impegno ambientale ma anche per gli sviluppi aziendali. Secondo voci circolate nei giorni scorsi, i due rami della famiglia Furlanetto, proprietaria del marchio, avrebbero dato incarico ad altrettanti advisor (Lazard per Bloom Holding, che fa capo a Giovanna Furlanetto e detiene il 67% delle quote, ed Equita per gli eredi di Carlo, fratello del padre di Giovanna, che hanno una minoranza), per valutare la società e seguire le trattative in vista di un riassetto.
Mentre si vocifera dell’arrivo di un socio esterno alla famiglia (con i nomi di Style Capital e L Catterton in pole position), resta in sospeso il nome del ceo incaricato di sostituire Mauro Sabatini, che ha dato le dimissioni a fine aprile.
Nella foto, la sede di Furla Progetto Italia