La digital trasformation. L'impatto delle nuove tecnologie. La sfida omnichannel. Il ruolo del negozio fisico. Le aspettative dei consumatori always on. Gli investimenti imprescindibili per allinearsi alla nuova cultura e ai nuovi comportamenti d'acquisto nell'era digitale. Di questi temi e di tanto altro si è discusso oggi (10 luglio) a Palazzo Mezzanotte in occasione della seconda edizione di Netcomm Focus Fashion&Lifestyle, l'evento di riferimento sull'e-commerce e la trasformazione digitale delle aziende del fashion, beauty e design, quest'anno promosso in collaborazione con Fashion.
Quella della trasformazione digitale è una scommessa difficile soprattutto per le imprese del made in Italy, «che spesso non superano i 50 milioni di euro di fatturato ma che esportano in oltre 80 Paesi - ha detto in apertura Marc Sondermann, ceo e direttore di Fashion e della nuova testata e-Business -. Una specificità tutta italiana, che però rallenta la loro digitalizzazione».
Quello che le imprese si trovano a dover compiere simultaneamente è «un doppio salto di qualità». Da un lato sono chiamate a «cambiare pelle in modo profondo, mettendo a punto piattaforme in grado di risolvere le complessità logistiche, fiscali e legate a diversi sistemi di valuta, con la necessità di integrare online e offline» e, dall'altro, «si trovano obbligate a ottenere quella massa critica imprescindibile per competere a livello internazionale, facendo crescere nuove leve e managerializzandosi».
In questa trasformazione in atto, come ha osservato Sondermann, quello di essere di piccole dimensioni potrebbe in realtà anche trasformarsi in un vantaggio rispetto ai grandi competitor internazionali, grazie a una «maggiore agilità e flessibilità».
«Dobbiamo però scalare le dimensioni delle nostre aziende - ha concluso -. Spesso non si riesce a superare il muro del suono dei 100-150 milioni di euro di fatturato, ma sappiamo che certi investimenti e visibilità sotto quella soglia non si possono raggiungere».
Ma qual è lo stato dell'arte dell'e-commerce? Roberto Liscia, presidente Netcomm, ha parlato di un comparto e un contesto competitivo alimentati da un numero di e-shopper in crescita vertiginosa. «A livello mondiale - ha detto - parliamo di 1,77 miliardi nel 2017 e di quasi 2 miliardi nel 2018. Una cifra che supererà i 2,5 miliardi entro il 2022».
Stesso trend in accelerazione per le vendite online, che nel 2017 hanno superato in totale i 2.300 miliardi di dollari, per sfondare quest'anno la soglia dei 2.800 miliardi. E medesimo leitmotiv per il settore fashion, con consumatori sempre più web-addicted nell'acquisto di capi di abbigliamento, footwear e accessori, con un tasso di crescita medio di e-shopper del 9% tra il 2016 e il 2022.
La conferma viene anche dalla spesa digitale in prodotti moda, con un fatturato che quest'anno supererà i 435 miliardi di euro e, secondo le proiezioni, arriverà a 645 miliardi nel 2022.
Insomma, il digitale non aspetta. Come ha sottolineato il direttore di Netcomm, i consumatori sono informati, consapevoli e la maggior parte di loro (il 61%) si attende una forte trasformazione del settore indotta dalle nuove tecnologie: il 39% vorrebbe servizi di home delivery di alta qualità, il 44% chiede forti programmi di loyalty, il 45% desidera prodotti e servizi sempre più personalizzati.
Certo, il negozio reale resta il luogo cruciale per gli acquisti (preferito dal 63% dei consumatori), ma proprio per questo l'omnicanalità deve essere la strategia guida, per creare una virtuosa osmosi tra i due canali.
«La rivoluzione tecnologica sta riconfigurando lo store fisico», ha ribadito. «Fondamentale - ha precisato - sarà scommettere sull'integrazione omnichannel e sul marketing digitale, su Crm e programmi di loyalty, brand building e difesa del prezzo, investimenti IT per digitalizzare la value chain».