Alcuni mercati restano critici per l’industria della calzatura italiana, che chiude i primi sei mesi con un +4% dell’export. Lo stima Assocalzaturifici, che oggi ha fornito alcune statistiche del settore elaborate da Confindustria Moda.
Un’indagine fra gli associati fa emergere, nel primo semestre, una variazione tendenziale negativa della produzione dell’1,2% in volume. «Il secondo trimestre, seppure meno penalizzante del primo, conferma ritmi produttivi poco brillanti», commentano dall’associazione.
Sulla performance pesa il -1,6% della spesa della famiglie italiane, ma soprattutto la minore domanda su alcuni mercati esteri.
Tra gennaio e maggio 2018 le esportazioni sono salite del 3,2% in valore e diminuite dell’1,7% in quantità. L’andamento previsto per giugno fa ipotizzare una chiusura della prima metà del 2018 con un +4%, anche se con quantità in calo: un risultato che fotografa una fase positiva per le aziende che rappresentano l’eccellenza e una meno rassicurante per il medio di gamma.
La Francia - primo buyer, anche perché realizza le sue calzature di alta gamma nel nostro Paese - ha registrato un +8,1% nei primi cinque mesi. Il secondo buyer, la Svizzera, ha mostrato un +17,3% che si spiega anche con il fatto che la Federazione ospita hub logistici ed è sede di esportatori di calzature italiane. La Germania resta terza con un +2,8% delle importazioni di scarpe italiane in valore. Gli Usa mostrano un -6,2% ma gli acquisti in quantità salgono del 6,3%, a segnalare che oltreoceano stanno comprando proposte non solo di alta gamma. Scorrendo la classifica dei maggiori clienti, il Regno Unito totalizza un +6,4% in valore e la Spagna un +2%.
Il tasto più dolente è la Russia, il nostro settimo buyer: -9,1% le importazioni in valore e -12,5% in quantità. Male anche Hong Kong (-13,3% in valore e -11,6% in quantità), mentre la Cina registra un +23,1% in valore e un +21,3% i volumi. Gli effetti positivi dell’accordo commerciale Ceta si notano negli acquisti del Canada: benché si tratti del 17esimo cliente di calzature italiane, le sue importazioni sono salite del 9,8% in valore e del 27,8% in quantità.
Nei primi cinque mesi del 2018 le importazioni sono aumentate del 6,6% in valore. Il saldo commerciale ha registrato un -0,8%.
Come segnalano da Assocalzaturifici, a fine giugno risulta che il settore ha perso 81 aziende e 589 addetti (tra industria e artigianato) rispetto alla fine del 2017, che aveva messo in conto la chiusura di 131 calzaturifici (-144 gli addetti).
Come ha spiegato il presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti - questa mattina in conferenza stampa a Milano, per annunciare le novità di Micam86 - per il settore diventa sempre più importante ottenere in sede europea l’etichettatura “made in” obbligatoria. L’altra battaglia che intende proseguire è l’abbattimento del cuneo fiscale.