Obiettivo crescere senza correre

Grifoni (Federico Zannini): «Con Magliano svoltiamo in direzione contemporary»

Un designer giovane ma già apprezzato come Luca Magliano al timone stilistico, il rebranding affidato a Bureau Borsche e la proprietà interamente nelle mani di Federico Zannini, che ha trasferito gli headquarters del marchio da Vicenza a Modena: il rilancio di Grifoni prosegue sotto il segno del cambiamento; di stile e di strategie. «Una svolta contemporary, che non dimentica il dna della griffe», racconta Zannini a fashionmagazine.it.

 

Un rilancio a tappe quello di Grifoni, che dopo il passaggio nel 2016 nelle fila di Strong, azienda allora in capo a Zannini e a Giambattista Tirelli, rispettivamente titolari di Market Industrie (marchi Jucca, Tessa e Suoli) e di Olmar & Mirta, è stato riacquisito in toto da Zannini, che prosegue il percorso en solitaire, libero di portare avanti le proprie strategie.

 

Obiettivi che passano per un altro step determinante: la decisione di affidare lo stile a Luca Magliano, dopo un primo avvio gestito da Mauro Grifoni.

 

«È successo tutto lo scorso dicembre - spiega Zannini - in tempo per aprire le porte a Magliano e al suo team, pronti per la prima collezione, che abbiamo presentato a Milano Moda Uomo con un allestimento progettato dal collettivo di architetti Parasite 2.0».

 

«Abbiamo voluto dare un segnale forte al mercato - prosegue Zannini - perché non è consuetudine che un marchio di livello medio-alto come il nostro sia disegnato da uno stilista. Un creativo che ha il compito di dare un'interpretazione contemporary del brand, cercando di ampliarne il percepito».

 

«L'obiettivo - chiarisce - è reinterpretare la collezione con il gusto di un designer selezionato attentamente e non dal punto di vista del proprietario, come accade abitualmente. Un discorso che abbraccia anche l'immagine corporate, ristudiata da Bureau Borsche, studio tedesco che annovera clienti come Balenciaga e Rimowa».

 

Un discorso che non prescinde dai valori di base della label, tiene a sottolineare l'imprenditore: «Grifoni era e resta una linea 100% made in Italy, affidata a un fior fiore di façonnisti, ma rivista nelle vestibilità, nelle forme e nei materiali, con un target prezzi invariato, che rappresenta l'entry level nei negozi che vendono le griffe, ma a un prezzo di gran lunga inferiore».

 

Un total look uomo e donna, completo di accessori, destinato a una clientela internazionale dai 30 anni in avanti, «che non vogliamo proporre con una comunicazione spinta sui social, bensì facendo leva sul prodotto e sul percepito del marchio, ancora molto forte a livello di consumatori».

 

Anche la decisione di riallocare il negozio dal Quadrilatero di Milano a via Ponte Vetero va nella direzione scelta: «Siamo in compagnia di nomi come il nostro, legati al lusso accessibile e al mondo contemporary».

 

Nel frattempo Zannini ha trasferito la sede dell'azienda da Caldogno, in provincia di Vicenza, a Modena, in uno stabilimento adiacente alla sede di Market Industrie: «Sono due edifici separati, ma con funzionalità trasversali, che ci consentono di fare economie di scala».

 

Per quanto riguarda i numeri, la label ha chiuso il 2018 con un turnover di 6,5 milioni di euro (su un totale di 25 milioni di gruppo) e con 250 punti vendita, di cui l'80% in Italia, ben lontano dagli anni d'oro, quando ne faceva 50. Ma Zannini non ha fretta: «L'azienda è solida e si autofinanzia. L'obiettivo è crescere in maniera sana e senza assilli. Per il 2018 facciamo rotta verso gli 8 milioni, puntando ad ampliare l'export».

 

«Oggi - conclude -  siamo presenti in Benelux e Scandinavia e abbiamo mosso i primi passi in Giappone, dove eravamo molto forti. Ora stiamo lavorando per crescere in Europa».

c.me.
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