Un nuovo direttore commerciale, Jean Michel Wohlmann, per crescere all'estero, il lancio di un servizio Never Out of Stock e la scommessa sulla sostenibilità: Franco Catania, presidente di Giada, fa il punto della situazione sull'etichetta di casa, Hand Picked. Che in tre stagioni ha totalizzato 250 clienti nel mondo e punta a quota 400 nel 2020. L'azienda cresce e archivia il 2019 a quota 80 milioni di euro, grazie al poker di etichette in portafoglio.
Nello stand a Pitti Uomo è esposta una collezione ispirata alla natura e ai suoi colori: 120 capi di cui il core, l'80%, è rappresentato dai pantaloni, tra denim e tessuti, con un 20% di top (giacconi, camicie, felpe, gilet e maglioni).
«Hand Picked è una collezione di lusso democratico con entry price di 200 euro, con cui siamo approdati nei migliori negozi al mondo - spiega Catania -. Realtà come Sant'Eulalia a Barcellona, Braun ad Amburgo, Neiman Marcus negli States. Una proposta venduta per circa il 70% all'estero, apprezzata per la produzione interamente made in Italy, per le lavorazioni, i materiali e l'attenzione alla sostenibilità».
La responsabilità ambientale si traduce nell'utilizzo di pannelli solari per il risparmio di energia elettrica, nel riciclo dell'acqua usata nella produzione del denim, nell'impiego di nuove tecniche water saving e nel riutilizzo del tessuto di scarto nell'industria automobilistica.
Una sensibilità che investe in particolare il pacchetto di prodotti "neo-tech nature": una proposta di cinque tasche in denim che si caratterizza per i tessuti, i lavaggi e gli accessori in chiave green, nonché per le etichette Appleskin in ecopelle ottenute dagli scarti delle mele, che vengono essiccate, polverizzate e poi compattate.
In seguito all'ingresso del nuovo direttore commerciale di Giada, Wohlmann, l'obiettivo è ampliare gli orizzonti dell'etichetta a livello internazionale. «Il brand è venduto per il 60% oltreconfine - racconta Catania -. Siamo presenti in Europa e ora muoviamo i primi passi in Corea, Giappone e negli Stati Uniti».
«Vogliamo posizionarci in modo adeguato, piantando delle bandierine nei punti giusti, senza forzare la mano - prosegue -. Puntiamo a toccare quota 400 negozi entro fine anno, di cui circa 100/120 in Italia, un numero che non ci interessa aumentare. E quando raggiungeremo quota 500 clienti penseremo al primo monomarca».
Un altro traguardo sarà l'apertura di un sito di e-commerce: «Per il momento lavoriamo sui social per preparare il terreno. In un primo momento il nostro obiettivo sarà lavorare sul digital in ottica B2B, per garantire i riassortimenti. Per questo dalla prossima stagione creaimo un servizio di Never Out of Stock, che ci permetterà di lavorare 365 giorni l'anno».
Giada ha chiuso il 2019 con un giro di affari di 80 milioni di euro, in crescita rispetto ai 70 del 2018. Il grosso del turnover è rappresentato dall'etichetta Jacob Cohën, una licenza in scadenza nel 2021, il cui rinnovo non è scontato. Ma, annuncia Catania, «ho ragionevoli motivi per pensare che l'accordo si possa prolungare».
La parola d'ordine per l'azienda è diversificare. Oltre all'etichetta di casa e a Jacob Cohën, nel paniere di Giada ci sono anche le licenze del denimwear di Vilebrequin e Karl Lagerfeld: «Un poker di brand per i quali implementiamo strategie ad hoc, lavorando in ottica sinergica. Con Lagerfeld punteremo molto sulla donna, mentre per Vilebrequin l'obiettivo è proporre una collezione per il tempo libero ideale nell'arco delle quattro stagioni e non solo per il mare».