Una lunghissima storia, partita nel 1780 a Occhieppo Superiore nel biellese, che la nona generazione porta avanti con passione: a Milano Unica il Maglificio Maggia ha presentato la collezione SS23, con al centro tessuti a maglia in cotone, lino, cashmere e seta, materiali di nuova generazione - dove per esempio il lino incontra il Lycra e il cotone si abbina al nylon - e la capsule Ekologiko, all'insegna della sostenibilità grazie a cotoni certificati Gots, canapa, seta organica, Lyocell Tencel, poliestere e viscosa, entrambi riciclati.
«Le nostre stoffe sono 100% made in Italy in fibre nobili, con disegnature speciali ed esclusive», spiega Giovanna Maggia, che tiene le redini dell'azienda insieme al fratello Ludovico e al padre Umberto. «Scelte che ci premiano - prosegue -. Infatti, dopo un 2020 in calo del 10% sul 2019, il 2021 è stato molto soddisfacente e con un deciso recupero anche rispetto a due anni fa. Del resto, non abbiamo smesso di investire, per mantenere la competitività sul prodotto e un alto livello di servizio».
I ricavi, per questa realtà dove lavorano una sessantina di addetti, derivano per il 60% dal mercato italiano e per il restante 40% dall'estero, soprattutto dagli Stati Uniti ma anche dall'Europa, con Francia e Germania in pole position. L'impronta è quindi internazionale, ma senza dimenticare il territorio e lo sviluppo delle sue potenzialità.
A questo proposito, il Maglificio Maggia è uno degli artefici del nuovo progetto Magnolab, nato nel distretto biellese insieme a Marchi & Fildi, Filidea, Tintoria Finissaggio 2000, De Martini Bayart e Textifibra e Di.Vé. «Una rete di imprese tessili, con ruoli diversi e complementari nella filiera - racconta Giovanna Maggia - la cui mission è collaborare in modo strutturato per sviluppare innovazione, ricerca e progetti legati alla sostenibilità e all'economia circolare».
L'iniziativa, che prevede un piano di investimenti complessivi pari a 10 milioni di euro, si concretizza in una rete fisica di impianti pilota a Cerrione (Biella), «nei quali sarà possibile sviluppare in modo collaborativo e con macchinari reali prodotti e processi con cicli di sperimentazione rapidi, in base a un modello di lean management». Saranno contemplati i principali anelli della catena tessile - preparazione delle fibre, filatura, tessitura, finissaggio e stampa digitale -, con la prospettiva di portare a bordo altri player.
Gli stabilimenti permetteranno di svolgere un'attività di prototipazione da presentare ai futuri clienti e di trovare soluzioni nuove, da trasferire in modo diretto negli impianti dei partner, per poi procedere alla produzione in scala.
Non mancheranno intese con istituti formativi in ambito tessile e fashion, sia italiani che esteri, «in modo da far confluire in un unico luogo - conclude Giovanna Maggia - didattica, ricerca, sviluppo e produzione, proprio come accade nella filiera. Cerrione, peraltro, ospita i laboratori dell'Its Tam Biella, il che avvantaggia questo scambio».