Fare meglio, usando meno risorse è un imperativo per Eurojersey (Gruppo Carvico), tra i protagonisti di Milano Unica con i suoi Sensitive Fabrics by Eurojersey, di cui fa parte per la FW 23/24 la capsule Flash Art, ispirata alla collezione d’arte americana di Villa Panza, grazie alla partnership che l’azienda di Caronno Pertusella (Varese) con il Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano, per il progetto We Can-The Power of Action in Culture, Art, Nature.
Un insieme di tessuti che si rifanno alle opere di uno dei più grandi coloristi contemporanei, David Simpson, agli Skyspaces di James Turrell e alle sculture modulari di tubi fluorescenti di Dan Flavin, puntando su tonalità vivaci e materiche, arricchite da riflessi impalpabili di luce colorata, ripresi anche nell’allestimento dello stand al salone milanese, dove il direttore generale Andrea Crespi fa il punto sulle strategie presenti e future.
«Quello di Eurojersey - esordisce - è un viaggio cominciato nel 1960 e già dagli inizi improntato a una produzione non basata esclusivamente sul profitto, ma soprattutto sulla qualità e durevolezza dei prodotti e, sempre di più negli ultimi anni, su una sostenibilità di sostanza. Sono orgoglioso di dire che siamo stati i primi nel settore a misurare l’impronta ecologica delle nostre attività, tramite la metodologia Pef, adottata già nel 2019».
Sfogliando le oltre 80 pagine del
Footprint Report 2021 dell’azienda, certificato da
Deloitte, l’imprenditore si sofferma sui tre pilastri del
Programma SensitivEcosystem, nato nel 2007 e in linea con i
Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta da 193 Paesi membri dell’
Onu: la produzione responsabile, l’impronta sociale ed economica e quella ambientale.
«Fast fashion is out of fashion non è uno slogan - osserva Crespi - ma lo specchio di una profonda evoluzione del mercato, attestata dalla
Eu Strategy for Sustainable and Circular Textiles by 2030 (strategia europea per i prodotti tessili sostenibili e circolari) e dalle richieste del mercato. Sono i clienti stessi a chiedere da parte nostra il rispetto dei criteri
Esg (
Environmental, Social, Governance), come elemento distintivo e presupposto per una vera qualità, mentre stanno nascendo consorzi per promuovere il concetto di circolarità».
Tra gli obiettivi 2020-2026 di Eurojersey spiccano, per citarne alcuni, la riduzione dei consumi di acqua del 20% per unità di prodotto, quella delle emissioni di Co2 del 15%, la rigenerazione degli scarti di produzione per dare nuova vita ai tessuti, lo studio e la sperimentazione di fibre e tecnologie inedite per ridurre l’impatto ambientale (per esempio impiegando biopolimeri), il focus su materiali e tecnologie volti ad aumentare da un lato la longevità del prodotto finito, migliorandone le performance, e dall’altro a ridurre l’immissione nell’ecosistema di microplastiche.
E mentre gli investimenti in sviluppo si aggireranno sui 15 milioni di euro tra il 2022 e il 2023, biennio in cui la capacità produttiva aumenterà del 20-25%, Crespi si concentra anche sul sulle attività di team building e sul welfare aziendale, «un aspetto tutt’altro che secondario, perché il valore delle risorse umane, in tempi di
great resignation e scarsità di nuove leve da introdurre in azienda, è un tema di estrema attualità».
Sul fronte prodotto, oltre che sulle proposte per il ready-to-wear, risale l'attenzione verso il beachwear, comparto storicamente legato a Eurojersey, «a cui vogliamo riportare valore, distinguendoci nettamente dal mass market. Per questo torneremo al salone
MarediModa di Cannes».
Per finire, i numeri: eravamo rimasti a un 2021 chiuso con ricavi intorno agli 80 milioni di euro (+27% sul 2020) «e nel 2022 cresceremo ancora - anticipa Crespi - anche se lo scenario macroeconomico, con tutte le criticità che conosciamo, impone cautela e il banco di prova più sfidante sarà l’ultimo quadrimestre».
Nelle foto, alcune proposte FW 23/24 dei Sensitive Fabrics by Eurojersey
a.b.