Il Covid presenta il conto al settore tessile, che nel 2020 registra una contrazione senza precedenti: secondo i dati preliminari elaborati dal centro studi di Confindustria Moda per Smi, basati sul quadro congiunturale di riferimento e sulle indagini campionarie interne, il fatturato della tessitura italiana (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) è sceso a meno di 5,5 miliardi di euro.
Una flessione stimata intorno al -27,4%, con una perdita di oltre 2 miliardi nel giro di 12 mesi.
I diversi comparti di questo segmento della filiera hanno tutti subìto un forte contraccolpo, compreso fra il -25% e il -30%. Meno pesante l’impatto solo per la tessitura a maglia, che dovrebbe chiudere il 2020 con una diminuzione ferma al -15,5%.
Forte involuzione per la produzione, per la quale le stime parlano di una flessione del 28,3%.
In area decisamente negativa anche l’export (-26,7%, a poco più di 3 miliardi) e l’import (-25,7% a quasi 1,4 miliardi).
La Germania rimane primo mercato di riferimento per i tessuti made in Italy, seguita a ruota da Cina, Hong Kong e Francia.
Relativamente alla domanda interna, spesso rappresentata dalle griffe del lusso, si registra una flessione oltremodo accentuata, stimata nell’ordine del -28,9%. Il blocco dei consumi finali, causato dalla pandemia e dai lockdown a singhiozzo, si è del resto ripercosso a ritroso lungo tutta la filiera.
La crisi del settore ha avuto pesanti ripercussioni sulla forza lavoro, anche se le aziende italiane hanno fatto ampio ricorso alla cassa integrazione Covid-19 e a tutte le misure di sostegno messe a disposizione per affrontare l’emergenza.
“A latere dall’Indagine Congiunturale condotta da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a Smi - specifica una nota diffusa a Milano Unica – emerge come già nel corso del 2020 le tessiture laniere a campione abbiano registrato comunque una flessione degli addetti: per il gennaio-marzo si rileva un decremento stimato al -3,9%, seguito da contrazioni di simile portata sia nel secondo (-3,4%) sia nel terzo trimestre (-3,6 per cento)”.