«Cosa vorresti fare da piccolo?» è una delle scritte che campeggiano al Teatrino Lorenese della Fortezza da Basso, dove fino a oggi, 22 giugno, è allestita la mostra
Generazione Chicco, in omaggio ai 60 anni di un marchio di cui tutti, grandi e piccoli, possiedono un oggetto e soprattutto molti ricordi.
A illustrare ieri un percorso tra articoli «utili e belli, figli di grandi visioni» c’erano il ceo di
Artsana,
Claudio de Conto, e
Giovanni Berera, responsabile del
Museo del Cavallo Giocattolo presso la sede aziendale di Grandate nel comasco.
«Presentiamo la storia non solo nostra, ma anche di un pezzo di società italiana - ha detto de Conto - prendendo l’eredità di
Pietro Catelli, fondatore dell’azienda, che ha applicato fin dagli inizi una regola, conoscere i bisogni del consumatore. Pensiamo alle prime scarpine
Gattona, del 1972, rivoluzionarie per l’epoca, in quanto dotate di suole ergonomiche, quando allora anche le calzature per i piccolissimi avevano la suola di cuoio».
L’esposizione sottolinea la capacità del marchio, i cui ricavi si aggirano oggi sui 700 milioni di euro di cui il 30% realizzato in Italia, di anticipare i tempi, proponendo per esempio biberon e tettarella insieme nel 1958, lanciando la tutina estensibile dieci anni dopo e facendo il boom di vendite nel 1967 con la
Casina delle Api, il primo giocattolo Chicco per i neonati.
E ancora, progettando nel 1983 l’innovativo seggiolone
Lift, nel 1999 la soluzione
Trio Transformer con navicella, passeggino e poltroncina auto in un solo prodotto, nel 2013 la culla
Next2Me da agganciare al letto dei genitori e nel 2018
Chicco Oasys i-Size BebèCare, seggiolino auto di ultima generazione con sistema di sensori integrati, realizzato insieme a Samsung.
a.b.