«Oggi è un modello superleggero, in più abbiamo felpe e T-shirt in nylon 6, ma è solo un primo step», precisa il ceo, nonché socio di minoranza di Save the Duck (controllata dal fondo Progressio).
L’azienda di Milano sta investendo anche in ambito retail. Di recente ha avviato una filiale diretta con showroom a Hong Kong e in agosto aprirà un monomarca (il secondo, dopo Milano) a Kowloon, nel centro commerciale K11 di prossima inaugurazione. «La premessa per l’espansione in Corea, Taiwan, Filippine e Cina» spiega Bargi, che prevede di raggiungere i 38,5 milioni di euro di ricavi, dai 33,5 del 2018 (+15% circa).
L’ebitda margin invece dovrebbe passare dal 23,5% al 21%, per effetto dei nuovi progetti nel retail ma anche degli investimenti sul fronte sostenibilità.
L'idea di Bargi è far diventare Save the Duck una B Corporation: una certificazione rilasciata da B Lab solo a quelle società che, di anno in anno, dimostrano un certo punteggio in materia ambientale e sociale (nel conteggio rientra anche la destinazione dell’1% del fatturato in attività filantropiche, finalizzate alla sostenibilità e al rispetto degli animali).
La moda sostenibile e animal friendly è nel dna del marchio, che ora ribadisce il suo credo diventando partner del progetto 10 Rivers 1 Ocean nel corso del quale l'esploratore Alex Bellini navigherà i 10 fiumi più inquinati al mondo dalla plastica, per sensiblizzare sui delicati equilibri del nostro eco-sistema.
In più la label si è alleato con Sea Sheperd, costola di Greenpeace dedita dal 1977 alla salvaguardia degli oceani e della fauna marina. In particolare, Save the Duck sosterrà una nave che vuole proteggere gli squali del Mediterraneo, minacciati dalla pesca selvaggia. Alla collaborazione con la Ong è anche dedicata una capsule, visibile in Fortezza, di parka antipioggia, felpe e T-shirt.