La pandemia globale continua a incidere fortemente sull’industria della moda britannica. Il British Fashion Council ha presentato i nuovi dati di Oxford Economics, da cui risulta che nel 2019 il settore impiegava 890mila persone, mentre ora si attende una perdita di 240mila posti di lavoro.
Se si considera l’indotto il dato sale a 350mila, ossia l’1% di tutti i posti di lavoro in Uk. Per questo l’ente britannico chiede aiuto al governo, tramite un programma articolato in sette punti.
In base ai dati presentati dal Bfc si prevede che il contributo al Pil del comparto scenderà da 35 miliardi di sterline nel 2019 a 26,2 miliardi, mentre i ricavi si assottiglieranno dai 118 miliardi di sterline nel 2019 a 88 miliardi nel 2020.
Accanto all'impatto economico della crisi, un'intera generazione di talenti creativi rischia di scomparire, mettendo in pericolo il ruolo del Regno Unito come punto di riferimento creativo della moda globale.
Come si legge in un comunicato diramato oggi dal British Fashion Council, molte aziende non hanno potuto usufruire delle misure di supporto messe in atto dal governo durante la pandemia. Per questo l’ente britannico chiede all'esecutivo di prendere in considerazione un piano di rilancio articolato in sette misure.
Aiutare a mantenere aperta la vendita al dettaglio, proteggendo le città del Regno Unito: è questo è il primo punto del documento. Il Bfc invoca il sostegno delle istituzioni per consentire la rinegoziazione dei contratti di locazione, laddove i proprietari non agiscano in modo responsabile, e misure come sovvenzioni o prestiti senza interessi a lungo termine per compensare i costi di questi stessi contratti, nonché sgravi di canoni e tariffe per tutte le imprese.
Il secondo punto sollecita un sistema di finanziamenti senza interessi per le piccole e medie imprese: un’agevolazione non prevista dalla misure proposte da Boris Johnson e che invece era praticabile in era pre-Covid.
Sono inoltre necessari finanziamenti per l'innovazione, la ricerca e lo sviluppo, volti a una crescita sostenibile del settore, ed è importante che si possa mitigare la crisi degli invenduti, tramite un sistema di regole che preveda l’aiuto ai negozianti più piccoli da parte di quelli più grandi.
Il Bfc si aspetta inoltre che venga creato un regime fiscale in grado di aiutare a creare imprese più solide che facciano meno affidamento sullo sfruttamento del cash flow all’interno della supply chain, mentre spera che ci sia una moratoria sul pagamento di dazi e tariffe, per sostenere il riavvio delle catene di approvvigionamento internazionali, oltre alla liquidità e al flusso di cassa nel settore.
Per finire, l’auspicio è che il governo possa supportare l’attivita di reshoring di moda e tessile nel Paese, attraverso investimenti in innovazione, capitale e competenze, come parte di una strategia di crescita sostenibile.
Il Bfc, sottolinea il comunicato, «continua a raccogliere contributi per il suo BFC Foundation Found for the Covid Crisis». Nel maggio 2020 ha fornito supporto finanziario e tutoraggio a 37 stilisti britannici, con sovvenzioni prelevate dal fondo di emergenza da 1 milione di sterline assegnato alle imprese a seconda della loro situazione e della capacità di superare e riemergere dopo la crisi. Una parte dei fondi è stata assegnata agli studenti, a sostegno della futura generazione di talenti creativi.
Il fondo riaprirà a ulteriori cicli di application, in modo da poter fornire un supporto più significativo ogni volta che viene raggiunto il traguardo delle 500mila sterline.
Nella foto, un momento della sfilata di J.W. Anderson alla scorsa edizione della London Fashion Week