Problemi a Hong Kong e in Corea
Il proprietario di Uniqlo, Fast Retailing, ha rivisto al ribasso le previsioni di fatturato e profitto annuale sulla scia dell’andamento dei consumi a Hong Kong e Corea.
Nel fiscal year che termina il prossimo agosto il gruppo giapponese prevede profitti operativi a 245 miliardi di yen (circa 2 miliardi di euro), dai 275 attesi inizialmente (-10,9%). Si tratta di una flessione del 5% dai 258 miliardi realizzati un anno prima.
Questo nell’ipotesi che i ricavi si attestino a 2.340 miliardi (circa 19 miliardi di euro), da una prima previsione di 2.400 miliardi (-2,5%). Nel bilancio precedente il turnover aveva raggiunto i 2.291 miliardi.
Il ridimensionamento dei target segue alla pubblicazione dei dati del primo primo trimestre fiscale, dove l’utile operativo è sceso a 91,7 miliardi di yen, dai precedenti 104,7 (-12,4%). Come riporta Reuters, il consensus degli analisti si attendeva 110 miliardi (dati Refinitiv).
I ricavi del periodo sono diminuiti del 3,3% a 623 miliardi e l’utile ha accusato un -10,5% a 71,8 miliardi.
La catena Uniqlo, che di recente ha debuttato in Italia con uno store a Milano, ha subito un calo dei ricavi e dei profitti all’estero. Il management parla di una flessione significativa a Hong Kong, infiammata dalle proteste pro-democrazia, e in Sud Corea, dove il brand sconta il boicottaggio da parte dei consumatori, iniziato in luglio, dei prodotti giapponesi. In crescita invece il trend sia delle vendite che dell’ebit nella Greater China (nella foto, lo store di Shanghai) e in Nord America. Per quanto riguarda l’Europa, il giro d’affari ha registrato un incremento a cifra doppia mentre i profitti operativi si sono leggermente contratti per effetto, spiegano dalla società, del lieve deprezzamento dell’euro.
Uniqlo Japan ha accusato un -5,3% delle vendite mentre i profitti sono aumentati dell’1,6%.
Trimestre con segni meno per il business detto dei "global brand" che include label come Theory e Comptoir des Cotonniers.
e.f.
