Per la sua prima presentazione inserita nel calendario della fashion week di gennaio, stilato da Camera Moda, Tagliatore ha puntato su una location che per il brand rappresenta moltissimo, la showroom direzionale House of Tagliatore all’interno di Palazzo Meroni in corso Italia 1, a due passi dal Duomo, dal Quadrilatero della moda e, probabilmente, anche dalla futura sede di quello che sarà il primo monomarca milanese.
A manifestazione conclusa il direttore creativo Pino Lerario tira le fila dell’evento, dopo un 2022 archiviato a quota 30 milioni di ricavi, con una crescita a doppia cifra sul 2021 e la prospettiva di confermare lo stesso incremento anche per l'anno in corso. «Sentivamo il bisogno di accogliere gli opinion leader e gli addetti ai lavori internazionali più influenti in uno spazio tutto nostro - afferma - dove poter raccontare al meglio la storia e il prodotto Tagliatore».
«La moda maschile contemporanea sta attraversando un momento di cambiamento - riflette -. Si torna a indossare in modo elegante l’abito, che oggi presenta linee più morbide e pulite. Noi di Tagliatore abbiamo interpretato questo trend inserendo in collezione nuove modellistiche, sempre partendo da un savoir faire maturato negli anni».
Nella collezione FW 23/24 e nella capsule Pino Lerario il brand, che nel 2022 ha superato il giro di boa dei 50 anni (è stato fondato in Puglia nel 1972 dal papà di Pino,
Francesco Lerario), ha saputo unire questo solido dna a un’immagine contemporanea: «Abbiamo pensato a un consumatore esigente, alla costante ricerca dei volumi e dei materiali più esclusivi. Un cittadino del mondo, amante di un’eleganza inconfondibilmente italiana ma che strizza l’occhio alla nonchalance francese».
I volumi dei capispalla si ammorbidiscono: giacche e cappotti, al centro di ogni collezione Tagliatore, puntano su fit oversize e loose, mentre i pantaloni si fanno più larghi e lunghi. Un senso di comfort che si ritrova nella maglieria, con capi lavorati a costa inglese, cardigan e twin set. All’interno di una palette fatta di gialli, blu, marroni, bordeaux, cammello e tortora, il colore predominante è una particolare nuance di petrolio, che conferisce modernità agli outfit.
Mentre i modelli della main collection tendono alla destrutturazione, quelli della capsule Pino Lerario, prevalentemente in total black, si identificano con una maggiore costruzione, il cui emblema sono le spalle insellate, in nome di una sartorialità che incontra un gusto cosmopolita.
«Il filo conduttore è il made in Italy - commenta Lerario - di cui siamo grandi sostenitori da sempre, in quanto nel corso degli anni siamo stati capaci di formare artigiani che hanno acquisito l’arte del saper fare dando vita a capi unici, dove nessun dettaglio è lasciato al caso. Made in Italy per noi significa qualità, estetica e, non ultima, funzionalità».
Forte di questa italianità coltivata fin dalle origini, il marchio (distribuito in circa 800 multimarca) ambisce a estendere i propri confini. «Il mercato italiano - spiega il direttore creativo - riguarda il 50% delle vendite, ma uno dei nostri obiettivi è crescere all’estero. L’area orientale ha registrato una notevole ripresa, a partire dal Giappone, e continuano a performare bene Turchia, Germania, Francia, Usa e Scandinavia».
Tagliatore non dimentica il digitale: «Essendo sempre sensibili al cambiamento - conclude Pino Lerario - abbiamo investito in un nuovo sito web e affermato la nostra presenza su piattaforme come
Farfetch e
Ynap. Quanto ai canali social, vogliamo veicolare contenuti di alta qualità e raccontare il mondo di ispirazioni, artigianalità e stile con cui ci identifichiamo, anche attraverso i personaggi che lo interpretano e iniziative inconsuete. Penso ad esempio al progetto
House of Tagliatore Music, che ci ha aperto le porte di
Spotify».
Nelle foto, alcune proposte della collezione Tagliatore per la FW 23/24
a.b.