Ovs archivia i nove mesi con vendite nette pari a 1 miliardo di euro, in calo dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Come si legge in una nota, per il confronto le vendite sono state depurate da quelle derivanti dal cooperation agreement con Sempione Fashion.
L’ebitda rettificato è sceso del 24,5% a 104,1 milioni e l’ebit rettificato è diminuito del 36,1% a 63,2 milioni. L’utile prima delle imposte rettificato ha accusato un -44% a 51,2 milioni.
Il retailer, che ha chiuso i nove mesi il 31 ottobre, specifica che il sell out è stato frenato da un settembre e ottobre eccezionalmente caldi.
A commento dei risultati, il ceo Stefano Beraldo ha parlato di «necessità di reagire a tale situazione e di aggredire l’eccesso di stock, anche attraverso azioni promozionali», che hanno ulteriormente penalizzato la redditività.
Inoltre ha pesato il mancato fatturato dei giorni di chiusura, che ha interessato 32 negozi oggetto di ristrutturazione.
«Siamo al lavoro - ha precisato il ceo - per strutturare, nel senso della massima flessibilità e “speed to market”, i nostri processi d’acquisto. Stiamo individuando nuovi fornitori, e cambiando il modus operandi con molti degli esistenti, allo scopo di ridurre il “lead time” e aumentare il “sell through”».
L’azienda sta attivandosi anche sul fronte del contenimento dei costi e orientandosi verso una strategia di crescita meno capital intensive che in passato, in favore di una maggiore selettività. Inoltre scommette su un miglioramento della relazione one to one con i clienti, grazie alle attività digitali.
In merito alle attese di fine anno, Beraldo non ritiene possibile un recupero delle performance perse nel terzo trimestre entro l’esercizio.
A proposito della forte discesa del titolo Ovs nelle recenti sedute, il ceo ipotizza «fattori esterni, non ultima la pressione ribassista esercitata da alcuni investitori». Poco dopo le 11 le azioni perdono il 23,8% a Piazza Affari, al prezzo di 0,9 euro per azione.