«Attualmente non vediamo maggiori ritardi in termini di approvvigionamento dovuti al virus». Lo ha dichiarato a Reuters una portavoce di H&M.
Il gruppo svedese del fast fashion si rifornisce da un network di produttori in Cina ma anche in altri Paesi asiatici come la Cambogia e il Bangladesh. Molti di loro impiegano filati e tessuti cinesi.
Nei giorni scorsi Associated British Foods, proprietaria della catena di moda low cost Primark, ha fatto sapere che le produzioni cinesi potrebbero essere spostate in Turchia o in Europa, nel caso dovesse protrarsi l’emergenza sanitaria.
Intanto H&M sta gradualmente riaprendo i suoi negozi nel Paese del Dragone, dopo la chiusura temporanea di circa un terzo degli spazi. Solo 135 restano con le saracinesche abbassate, dei 518 attivi, su quello che è diventato il quinto maggiore mercato del gruppo.
Indicazioni analoghe sono arrivate ieri dal gruppo francese del lusso Hermès: solo quattro dei suoi 43 negozi, fra Cina continentale e aree come Hong Kong e Macao, sono ancora chiusi.