Nel terzo trimestre VF Corporation ha totalizzato 3 miliardi di dollari di ricavi, in flessione del 6% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente (-8% a parità di valute).
Si tratta del fatturato dell’attività continuativa mentre sono in fase di dismissione le attività legate al workwear.
Sulla performance del gruppo che controlla marchi come Vans, Timberland e The North Face incidono le chiusure degli store, legate al contenimento della pandemia nei diversi mercati di riferimento e il calo dei consumi.
Negli Usa, in particolare, le vendite sono scese dell’11% mentre in Europa hanno registrato un +1%. In Asia Pacifico il gruppo ha messo a segno un +6%, sostenuto dal +18% in Greater China.
Le minori vendite hanno influito sulla profittabilità: il margine lordo dell’attività continuativa è diminuito di 250 punti base al 54,7%. L’utile netto ha accusato un -24% a 347 milioni di dollari.
Nei nove mesi il fatturato di VF è sceso a 6,7 miliardi di dollari (-21%) e i profitti hanno subito una flessione del 73% a 318 milioni.
Tuttavia il gruppo ha migliorato l’outlook sull’intero esercizio, tenendo conto dell’acquisizione, sul finire del 2020, del marchio Supreme.
I ricavi annuali totali dovrebbero risultare tra 9,1 e 9,2 miliardi, in calo fra il 12% e il 13% rispetto all’anno prima ma comprensivi di 125 milioni di vendite legate all’iconico marchio di New York. In precedenza il management aveva previsto un fatturato di 9 miliardi circa.
L’utile adjusted del fiscal year dovrebbe raggiungere quota 1,30 dollari per azione (dimezzato rispetto all'anno prima), da un precedente target ipotizzato di 1,20 dollari: la revisione tiene conto di 0,05 dollari di utili per azione legati a Supreme.