Un annus horribilis anche per Esprit, quello chiuso lo scorso giugno. La società quotata a Hong Kong ha infatti visto scendere i ricavi del 21% e quasi raddoppiare la perdita, a 3,9 miliardi di dollari di Hong Kong (pari a 439,2 milioni di euro).
Performance che sono l’effetto, come per tutto il settore, dello tsunami Covid-19, ma – nel caso di Esprit – anche del mancato deal per spingere le vendite nella Cina continentale con Mulsanne Group, il cui accordo era stato sottoscritto lo scorso dicembre ma poi improvvisamente interrotto a luglio.
Nell’anno fiscale i ricavi della società sono stati pari a 9,9 miliardi (-21%), con entrate che si sono progressivamente ridotte nella seconda metà dell’esercizio, in particolare da marzo a giugno – nel clou dell’epidemia – toccando un -41%.
Conti in picchiata che hanno avuto un impatto anche sull’organico, passato – a giugno 2020 – a circa 3.400 lavoratori, rispetto ai 4.900 dell’anno prima.