Il secondo trimestre dell'anno fiscale 2020-2021 ha visto Burberry in rimonta, con vendite a store comparabili in flessione del 6%, contro il -45% del quarter precedente, e una crescita a doppia cifra in mercati come Cina, Corea del Sud e Stati Uniti, mentre i punti deboli sono stati Emeia, Giappone e Asia Sud Pacifico.
Il semestre archiviato il 26 settembre ha visto i ricavi contrarsi del 41%, da 1,28 miliardi di sterline a 878 milioni, comunque al di sopra del consensus aziendale, che indicava 849 milioni.
L'utile operativo adjusted si è ridotto del 75%, scendendo da 203 a 51 milioni di sterline e quello reported è passato da 202 a 88 milioni (-56%).
Le strategie anti-Covid si sono sviluppate su quattro assi: il potenziamento dei canali full price, gli investimenti nel settore pelletteria, il digitale - che gode di ottima salute - e il convolgimento di una nuova fascia di giovani consumatori. Quinto cardine, il contenimento dei costi.
«Abbiamo dimostrato una notevole adattabilità - commenta il ceo Marco Gobbetti -. Mentre il virus continua a impattare negativamente su determinate zone, assistiamo in generale a una ripartenza e a una forte risposta nei confronti del nostro brand e dei suoi prodotti, soprattutto da parte dei giovani. Continueremo a realizzare collezioni eccezionali, a elaborare piani su base locale e a potenziare la nostra piattaforma digitale».
A proposito delle prospettive future, un comunicato spiega che la ripresa del secondo quarter è un dato incoraggiante, ma non può spazzare via le incertezze macro-economiche che attanagliano tutti i settori, moda compresa: attualmente oltre il 10% dei monomarca Burberry è chiuso. Il management si concentra sulla riduzione dei markdown, che segnerà anche i prossimi semestri e che fa parte di un impegno a lungo termine.