Bisogna agire e in fretta. Il settore del tessile-abbigliamento è uno dei più colpiti dalla pandemia e il rischio di un ingente ridimensionamento produttivo e occupazionale è concreto e imminente, con gravi ripercussioni su tutta l’economia nazionale.
A lanciare il grido d’allarme è Smi-Sistema Moda Italia, che attraverso un’analisi realizzata dal Centro Studi di Confindustria Moda ha confermato che la filiera ha perso nel corso del 2020 il 23,7% del fatturato rispetto al 2019, cioè a valore - 13,3 miliardi. E anche il primo semestre del 2021 non promette recuperi se non si elabora una controffensiva.
A questo fine l’associazione ha messo a punto un dossier - avvalendosi dell’analisi econometrica realizzata dalla Business School dell’Universita’ Carlo Cattaneo Liuc - con proposte concrete e attivabili in tempi rapidi per interventi finalizzati al mantenimento e alla crescita della filiera.
Senza alcun intervento strutturale, il pericolo prospettato da Sistema Moda Italia nei prossimi tre anni potrebbe drammaticamente tradursi in realtà: una perdita di fatturato rispetto ai dati 2019 di circa 9 miliardi di euro, la chiusura di circa 6.500 imprese (il 15%) con la perdita di circa 70mila posti di lavoro (il 17,8%). Un vero e proprio tsunami economico e sociale, come lo definisce Smi.
L’associazione ritiene che con una solida e articolata politica di investimenti da attivare tempestivamente sia invece possibile preservare e rilanciare la filiera, con dimostrabili benefici anche sul settore manifatturiero nel suo complesso.
Tre i livelli operativi, con investimenti complessivi per circa 8 miliardi di euro.
Innanzitutto interventi di emergenza, da attivarsi nell’immediato e finalizzati a salvaguardare le professionalià e agevolare i processi di ristrutturazione, consentendo sia di affrontare il delicato tema sociale delle uscite dal lavoro che quello delle entrate di nuove professionalità richieste dal settore nei prossimi anni.
In secondo luogo, interventi strategici di medio periodo per la messa in atto degli effetti relativi agli ambiti qualificanti della circolarità, innovazione creativa, digitalizzazione e recupero di competitività settoriale (previsti stanziamenti per 4 mld).
Infine, interventi strategici di lungo periodo, in rafforzamento e completamento delle misure previste nella fase precedente, eminentemente strutturali, negli ambiti della promozione, della formazione e della riqualificazione delle risorse umane.
Essenziali per la riuscita del piano, ribadisce Smi, sono i tempi di attivazione. A fare a differenza per il settore e i lavoratori saranno la tempestività e la puntualità.