Il giorno dopo l’annuncio da parte di Giuseppe Conte delle misure restrittive che coinvolgono per 15 giorni tutta la Penisola – con la chiusura di negozi e locali, a eccezione degli esercizi commerciali per i beni essenziali e di prima necessità - alcune aziende si attrezzano per reagire con più forza alla diffusione del virus e per rimodulare l’organizzazione del lavoro.
A partire da oggi tutti gli stabilimenti produttivi italiani del Gruppo Tod’s resteranno chiusi, fino a lunedì 16 marzo compreso.
Un provvedimento preso, come sottolinea il patron Diego Della Valle (nella foto), per tutelare i lavoratori e le loro famiglie in questa fase di emergenza, in attesa di eventuali nuove decisioni a livello centrale. Salvo aggiornamenti, le fabbriche dovrebbero tornare alla normale attività martedì 17, ma non è escluso che la “quarantena” possa essere prolungata.
Stessa linea d’azione per Gucci, che oggi ha comunicato la sospensione dell’attività produttiva fino al prossimo 20 marzo, come ulteriore misura precauzionale per salvaguardare la salute di dipendenti e clienti.
Uno stop temporaneo che, ha assicurato il brand nell’orbita di Kering, non impatterà sulla fornitura e che segue altre disposizioni messe in atto dal ceo Marco Bizzarri per contrastare la diffusione dell’epidemia, come l’adozione di modalità flessibili negli uffici e della "4-days working week", una settimana lavorativa accorciata dal lunedì al giovedì.
«Seguiamo con attenzione l'evolvere della situazione per introdurre eventuali nuove misure, ove necessario – ha detto un portavoce della maison -. Siamo fiduciosi che questo momento di sospensione temporanea possa consentire a tutti di ritornare presto alla normalità. Siamo vicini alle persone e ai Paesi coinvolti in questi momenti difficili».
In attesa di ulteriori sviluppi, c’è anche chi fa dietrofront, come Fendi. Il sito produttivo sangiorgese è infatti rimasto off-limits per qualche giorno per consentire la sanificazione dei locali.
Ieri l’impianto ha riaperto i battenti e oggi è operativo nel rispetto della sicurezza e della salute dei dipendenti, come caldeggiato ieri durante il suo discorso dal premier.
Intanto, dopo il blockdown imposto da Palazzo Chigi a negozi e locali, alcuni lavoratori e sindacati si stanno mobilitando in opposizione alla scelta di mantenere attiva la produzione. Alla Corneliani di Mantova stamattina 450 operai hanno incrociato le braccia in modo spontaneo, «per chiedere che non ci siano cittadini di serie A e di serie B: la salute è una ed è di tutti».