Ovs, i cui punti vendita sono aperti integralmente dal 18 maggio, accusa un calo delle vendite del 68% a 102,7 milioni nel primo trimestre fiscale da febbraio ad aprile.
L'ebitda passa in territorio negativo per 34 milioni (dai +25,1 milioni di un anno prima), così come l’ebit (-47,7 milioni da 11,3 milioni). La perdita ante-imposte ammonta a 52,4 milioni, dall’utile di 7,6 milioni del primo trimestre fiscale 2019. Diminuisce invece l’indebitamento, da 445,4 a 428,8 milioni.
Commentando i risultati, l'a.d. Stefano Beraldo ha dichiarato: «Il posizionamento del nostro gruppo, sempre più orientato al “value for money”, alla qualità dei nostri capi al giusto prezzo, alla funzionalità degli stessi, all'attenzione dei materiali utilizzati e alla sostenibilità, ha contribuito a una ripresa post lockdown che rimane tutt'oggi superiore alle nostre attese».
«I nostri brand - ha aggiunto - si dimostrano radicati nelle scelte d’acquisto degli italiani, qualsiasi sia il canale di vendita preferito: ne sono testimoni l’aumento delle vendite e-commerce durante il periodo di lockdown e la ripresa».
Beraldo ha inoltre precisato che Ovs, per via del suo posizionamento, «potrà riportare la merce acquistata quest'anno al prossimo anno, permettendo così un significativo recupero di capitale circolante nella prima metà del 2021, preservando un buon primo margine».
La realtà che controlla le insegne Ovs e Upim (nella foto lo store di Piacenza) intende portare avanti gli investimenti nella sfera digitale, «a vantaggio della multicanalità e delle relazioni con i clienti».
Dopo i dati trimestrali, resi noti ieri in serata, le azioni Ovs perdono terreno alla Borsa di Milano: intorno alle 16 passano di mano al prezzo di 0,91 euro per azione, in calo del 2,8% rispetto alla chiusura di ieri. In un anno il titolo del retailer di Mestre ha quasi dimezzato il proprio valore a Piazza Affari.