Per S&P Global la liquidità è inadeguata

Troppo shopping per Shandong Ruyi: il debito sfiora i 4 miliardi di dollari

Il gruppo cinese Shandong Ruyi - proprietario di marchi come Aquascutum (nella foto), Bally, Sandro Maje - è gravato da 28 miliardi di renminbi di debiti: circa 3,98 miliardi di dollari o 3,6 miliardi di euro, quasi il doppio della quota del 2015, che si aggirava sui 15 miliardi di renminbi. Non è un caso, come riporta il Financial Times, che le obbligazioni di una sua consociata siano crollate in questi giorni a Hong Kong.

A sentire gli analisti, il mercato è preoccupato della mole di debiti accumulata per supportare i progressivi acquisti del gruppo, cresciuto fino a diventare uno dei maggiori operatori del tessile cinese. Tra i deal più recenti, quello per conquistare la divisione Apparel & Advanced Textiles dell'americana Invista, ribattezzata The Lycra Company. Shandong Ruyi è anche la maggiore holding cinese di marchi di abbigliamento di alta gamma, tanto che c’è chi la chiama l’Lvmh della Cina: in scuderia ci sono anche TM Lewin, Gieves & Hawkes e Cerruti 1881.

Un bond da 345 milioni di dollari è scaduto mercoledì e dovrà essere ripagato entro dicembre 2019. A tal proposito Shandong Ruyi ha incaricato l’investment bank americana Houlihan Lokey di esplorare varie opzioni di rimborso, come emerge dal quotidiano finanziario, che cita la società di ricerche Redd Intelligence.

Pare inoltre che molti asset del nuovo portafoglio della società mostrino performance deboli dall’acquisizione, cosa che mette in discussione la capacità di rimborsare il bond denominato in dollari. In un report dello scorso ottobre l’agenzia di rating S&P Global ha definito la liquidità del player orientale «persistentemente inadeguata».

Shandong Ruyi non è il solo gruppo cinese che si trova in difficoltà, tanto che crescono i disinvestimenti delle attività estere. Tra gennaio e settembre, secondo stime di Dealogic, le imprese cinesi hanno venduto attività detenute oltreconfine per 40 miliardi di dollari, superando i 32 miliardi dell’intero 2018. Nello stesso periodo i nuovi investimenti dei gruppi cinesi fuori dal loro Paese hanno totalizzato 35 miliardi di dollari: per la prima volta l’ex Celeste impero è diventato un venditore netto globale.

e.f.
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