Promosso circa un anno fa dal gruppo francese Kering, il Fashion Pact fa un primo bilancio e specifica gli obiettivi green.
Le aziende di moda, sportswear e lifestyle, oltre ad alcuni fornitori e distributori aderenti al patto sono passati, in 12 mesi, da 32 a oltre 60, provenienti da 14 Paesi (Ermenegildo Zegna, Salvatore Ferragamo, Gruppo Armani, Herno, Moncler, Prada, solo per citarne alcuni italiani). Nel complesso si tratta di oltre 200 marchi, di cui 1/3 del settore moda, che intendono trasformare l’industria di riferimento tenendo conto degli effetti su clima, biodiversità e oceani.
Sin dall’esordio il Fashion Pact è organizzato come coalizione di ceo e la guida è affidata a un comitato direttivo costituito da 14 membri (a rotazione), che viene affiancato da un comitato operativo di 23 responsabili) e da una task force.
Per quanto riguarda il clima, i firmatari del Fashion Pact si sono impegnati a favore dei Science Based Targets (SBTs) per il clima, per arrivare ad azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Più precisamente, gli obiettivi sono tre: attuare i principi della Carta delle Nazioni Unite per la sostenibilità della moda; ottenere un approvvigionamento di materie prime per il 25% a basso impatto ambientale entro il 2025; raggiungere una percentuale del 50% di energie rinnovabili entro il 2025 e del 100% entro il 2030.
Per raggiungere questi target, il patto sta collaborando con i principali esperti del clima dell’industria, a cominciare da 2050 e Systemiq, che hanno individuato le aree strategiche in cui compiere degli sforzi collettivi.
Attualmente i firmatari singolarmente stanno riducendo le emissioni di gas serra e compiono progressi significativi nella transizione verso l’approvvigionamento di materie prime a basso impatto ambientale, per esempio raggiungendo una percentuale di circa il 40% per il cotone. Un terzo di loro sta inoltre rispettando la tabella di marcia per raggiungere il 50% di energie rinnovabili nel 2020.
Relativamente alla biodiversità, si sa che l’attenzione al tema sta emergendo lentamente nel mondo della moda ma il Fashion Pact dichiara un impegno concreto nella salvaguardia delle specie in pericolo e nella protezione e ricostruzione degli habitat a rischio. In collaborazione con Conservation International la coalizione vuole elaborare un piano di azione dettagliato, per un’azione individuale e collettiva nei prossimi due anni; costituire una collaborazione con i principali esperti e istituzioni globali, affinché sostengano la parte tecnica; cercare un supporto, per sostenere le analisi scientifiche e gli approcci, che aiuteranno a plasmare i risultati in materia di biodiversità.
Gli obiettivi a più breve termine sono due: lo sviluppo di progetti di biodiversità individuali entro la fine del 2020; il sostegno alla zero-deforestazione e la gestione sostenibile delle foreste entro il 2025.
Sul tema degli oceani, il principale obiettivo è l’eliminazione di tutta la plastica superflua e fonte di inquinamento presente negli imballaggi. Per la precisione, i ceo puntano a completare l’eliminazione della plastica negli imballaggi B2C entro il 2025 e negli imballaggi B2B entro il 2030. Inoltre intendo arrivare all’uso della plastica riciclata al 100% per almeno metà degli imballaggi B2C entro il 2025 e almeno metà degli imballaggi B2B entro il 2030. In proposito il Fashion Pact sta lavorando con (RE)Set, piattaforma per l’innovazione nel campo della circular economy (nella foto, la sfilata Ferragamo Spring-Summer 2021).