Nell'epoca della globalizzazione e delle grandi concentrazioni si può evolvere anche andando controcorrente. Ne sono convinti i fratelli Aprea, titolari di Chantecler, marchio storico della gioielleria italiana, che prende le distanze dal mondo della finanza, in nome di una crescita sana. Gli obiettivi? «Crescere in modo ragionato a partire dall'Europa, focalizzando i pillar di prodotto, nel rispetto della tradizione», spiega Costanza Aprea.
Responsabile della comunicazione, Costanza Aprea è affiancata al timone della maison gioielliera dal fratello Gabriele, che svolge il ruolo di presidente, e dalla sorella Maria Elena, direttore creativo.
«Siamo e vogliamo restare un'azienda di famiglia di qualità», tiene a puntualizzare, mentre mostra nella showroom milanese le ultime creazioni di Chantecler. Un marchio nato a Capri 70 anni fa, nel 1947, dalla partnership tra il padre, Salvatore Aprea, caprese doc, e Pietro Capuano.
Erano gli anni della Dolce Vita, in cui le creazioni vendute nella gioielleria di Aprea e Capuano, situata a due passi dalla Piazzetta, si fecero conoscere e amare dalle donne più belle e famose di allora, da Jackie Kennedy Onassis a Audrey Hepburn, da Ingrid Bergman a Maria Callas.
Un mondo prezioso, allora come oggi ispirato all'isola di Capri e ai suoi colori, in cui il pregio delle lavorazioni e dei materiali impiegati va a braccetto con uno spirito «profondamente leggero», per dirla con Costanza Aprea.
Paillettes e Anima sono le collezioni più nuove di Chantecler: proposte realizzate a mano in Italia, a Valenza, che spingono in avanti la ricerca con un occhio attento ai prezzi. I nuovi anelli della linea Paiellettes partono da un prezzo di 2.800 euro («Non ce ne sono altri sul mercato a questo prezzo così ben fatti»), mentre una proposta della linea Anima si può comprare a partire da 1.250 euro.
Un universo che coinvive e interagisce con le creazioni iconiche del marchio, come le Campanelle, nate oltre 60 anni fa, il Galletto, che di anni ne ha più di 30, le Marinelle o il pendente Joyful. Gioielli realizzati con pavé di brillanti, pietre preziose, coralli, turchesi e perle lavorati artigianalmente, che arrivano a costare anche più di un milione di euro.
E che ora Chantecler racconta con la nuova campagna: «Scatti di moda per far capire come si indossano e come possono interagire tra loro i nostri gioielli, a seconda del mood e delle occasioni d'uso», sottolinea Costanza Aprea.
Creazioni da comprare nei monomarca di Capri, Milano, Tokyo, Astana e Hong Kong e vendute in circa 155 gioiellerie, di cui 120 in Italia. Punti vendita con cui gli Aprea hanno instaurato rapporti di vera partnership che hanno premiato: dallo scorso anno, infatti, l'azienda è partita con un progetto di corner dedicati all'interno dei rivenditori plurimarca, che riprendono il concept della boutique di Milano.
Nel futuro non si escludono opening di nuovi negozi: «Pensiamo a dei franchising, che ci permetterebbero di cogliere chance di business all'estero. Mentre stiamo valutando l'e-commerce, che approcceremo quando saremo in grado di esprimere un'esperienza completa».
È all'estero che guardano gli Aprea nell'ottica di un percorso di crescita sostenibile, che scommette in primis sull'Europa, per dare slancio all'attuale quota del 20% di export, su un giro di affari di 19 milioni e 481mila euro (con l'ebitda che vale l'11,5%).
«Non puntiamo al momento all'internazionalizzazione del brand, con tutto quello che ne consegue - precisa Costanza Aprea - . Il nostro sarà un business internazionale che proseguirà per gradi, senza forzature e condizionamenti esterni. Anche se questo non dovesse farci crescere double digit in tre anni. Partiamo dai Paesi limitrofi all'Italia, ma non escludiamo di cogliere le occasioni giuste, quando sarà il momento e quando si presenteranno».
Nella foto, Costanza Aprea (seconda da sinistra) con i fratelli Gabriele e Maria Elena e con Teresa, moglie di Gabriele.