Un'indagine Cna Federmoda

Cali dei ricavi del 33-66% per gli artigiani della moda, ma c'è fiducia nella ripresa

Cna Federmoda sta monitorando l'andamento di imprese artigiane e Pmi, «per definire al meglio azioni di rilancio». Da un sondaggio a 499 imprese del settore (concentrate prevalentemente tra Nord-Est e Centro Italia) emerge che l'85,9% prevede un calo del fatturato per fine anno e oltre il 50% dichiara una diminuzione compresa tra il 33% e il 66%.

L'indagine sull'impatto del Covid-19, presentata ieri, si è svolta tra fine maggio e i primi 10 giorni di giugno ed è stata curata dal Centro Studi Cna, con l'aggiunta di contributi esterni, come quello della società di consulenza e ricerche Local Global.

Le realtà indagate spaziano fra tessile, abbigliamento, pelle, cuoio e calzature e sono presenti sul mercato finale, oppure operanti in conto terzi o nella produzione di componenti. Nel 37,3% dei casi si tratta di ditte individuali, il 31,5% sono società di capitali e per il resto società di persone. Più della metà (54,1%) ha tra zero e cinque addetti.

Durante il lockdown un quinto del campione ha bloccato la produzione per sei settimane, mentre oltre un decimo non ha aperto per 9-10 settimane.

Ora più del 70% ha riavviato l'attività, mentre un altro 15% prevede di farlo entro il 2020. Il 10% si dice estremamente preoccupato, ma solo il 3,3% prevede di chiudere l'attività.

Concerie e pelletterie sono state le più rapide nella ripartenza, con l'85,7% delle imprese che ha riavviato l'attività produttiva.

Ordini/commesse e problemi di liquidità sono le difficoltà più ricorrenti. Così solo il 7,2% delle imprese artigiane della moda conferma gli investimenti programmati. Per 3/4 del panel aumentano i debiti, con conseguente ricorso a contributi e finanziamenti, alla Cassa Integrazione, ai finanziamenti bancari e alla rinegoziazione dei pagamenti. Sul fronte occupazione la contrazione è inferiore al crollo del fatturato, per effetto degli ammortizzatori sociali.

Nel complesso il sentiment delle imprese non appare però catastrofico (vedi grafico in alto). Sono attese situazioni di criticità, se il sostegno pubblico nel medio-lungo periodo non sarà all'altezza delle necessità delle fashion company.

Per oltre la metà degli interpellati ulteriori finanziamenti sarebbero importanti per evitare la chiusura o il ridimensionamento dell'attività, ma rimane l'interrogativo sulla possibilità effettiva di ottenerli, perché il percorso è visto come lungo, costoso e difficoltoso: solo un quarto del campione dice di non avere riscontrato difficoltà.

e.f.
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