Richemont ha annunciato di aver sollevato un «interesse significativo» da parte degli investitori dopo aver emesso obbligazioni per 2 miliardi di euro, tramite un'operazione articolata in tre tranche con scadenze nel 2028, 2032 e 2040.
Il tasso di interesse è dello 0,75% per le obbligazioni da 500 milioni di euro con scadenza a otto anni, dell'1,125% per le obbligazioni da 850 milioni con scadenza a 12 anni e dell'1,625% per quelle da 650 milioni della durata di 20 anni.
La parent company di brand come Cartier e Van Cleef & Arpels si aspetta che le obbligazioni ottengano un rating A Plus, sottolineando anche il fatto che S&P Global Ratings ha confermato il rating A Plus della società nel suo insieme e rivisto l'outlook da negativo a stabile. I proventi netti delle obbligazioni verranno utilizzati per scopi aziendali generali e per sostenere lo sviluppo di Richemont a lungo termine.
Il chief financial officer Burkhart Grund ha ribadito «la forte generazione di cassa e un modello unico nel suo genere, che unisce un heritage di secoli con l'impegno in un business digital native». «Pensiamo però che sia prudente - ha aggiunto - garantire ulteriore liquidità nel contesto attuale».
In una conference-call riportata da wwd.com, il ceo Johann Rupert (nella foto) ha specificato che la società ha un liquidità sufficiente per i prossimi 36 mesi, una posizione di cassa netta di 2,4 miliardi di euro e una proiezione alla crescita a lungo termine.
Tuttavia, ha deciso di ridurre il dividendo annuale degli azionisti, puntando su un "loyalty bonus", e ha ammesso di non poter stilare previsioni certe sui prossimi 12 mesi.
Non è la prima volta che Richemont si fa artefice di un'iniziativa del genere. Già due anni fa aveva lanciato obbligazioni per 3,75 miliardi di euro, in vista dell'operazione Ynap, con tre tranche in scadenza nel 2026, 2030 e 2038.
Il colosso svizzero ha rilasciato pochi giorni fa i dati sull'esercizio 2019-2020, chiuso il 31 marzo. Il fatturato è stato di 14,2 miliardi di euro (+2%), ma l'utile netto è sceso del 67%, a 931 milioni, come conseguenza della pandemia ma anche per il mancato conseguimento di una plusvalenza di 1,3 mliardi di euro, legata all'acquisizione di Ynap.
In particolare, nell'ultimo trimestre si sono verificate flessioni sui principali mercati, a partire da Hong Kong con un -67%, mentre l'area Asia-Pacifico ha incassato un -36%.