Nonostante la lenta ripresa del mercato cinese, il primo trimestre 2020 si chiude per il gruppo
Smcp (brand
Sandro,
Maje,
Claudie Pierlot e
De Fursac) con uno scivolone dei ricavi, pari a 228,7 milioni di euro, dai precedenti 274,6 milioni: si parla di un -16,7% su base reported e di un -20,4% su base organica.
In Francia il calo è stato del 10,7% su base reported (-19,4% su base organica), mentre in Emea la società è arretrata del 10,8% o dell'11,9% su base organica. Nel continente americano la riduzione è stata del 15,1% o del 17,4% e nella zona Apac del 33,1% o del 33,4%.
Tra i marchi, Sandro ha totalizzato 105,5 milioni di euro, dai precedenti 132,5 milioni (-20,4% o -20,9%), Maje è passato da 106,5 a 85,7 milioni (-19,9% o - 20,5%) e gli altri, ossia Claudie Pierlot e De Fursac, hanno invece registrato un +6,6% su base reported, salendo da 35,2 a 37,5 milioni, con un tonfo tuttavia del 18,4% su base organica.
Considerato l'impatto del Covid-19, il management non si aspettava risultati migliori. «L'anno è cominciato bene - commenta il ceo
Daniel Lalonde - con un peggioramento graduale con il propagarsi dell'epidemia. La nostra priorità è stata la salvaguardia della salute di impiegati e stakeholder in tutto il mondo. Parallelamente, abbiamo agito sui costi a ogni livello, compresa la gestione degli inventari e delle collezioni, in modo da assicurare la liquidità. Una leva strategica è stato il potenziamento dell'e-commerce. Non abbiamo inoltre messo in secondo piano la solidarietà, con iniziative che hanno riguardato tutti i nostri marchi».
Il comitato esecutivo ha tra l'altro annunciato che rinuncerà al 30% del compenso fisso, finché durerà l'emergenza. A loro volta, i membri del cda taglieranno del 30% le proprie quote di partecipazione.
«Ora siamo mentalizzati sul post lockdown - prosegue l'a.d. - e possiamo dire che, benché l'effetto coronavirus si farà sentire anche sul secondo quarter, i primi segnali che giungono dalla Cina sono incoraggianti. Confido nel fatto che la solidità di Smcp e delle sue label ci consentano di riemergere da questa fase più forti di prima».
Analizzando la rete distributiva, a oggi l'82% degli store di Smcp sono ancora chiusi, anche se in Cina la totalità dei punti vendita ha ripreso l'attività e lo stesso discorso vale per la Corea del Sud, mercato gestito tramite partner.
Passando all'Europa, la maggior parte delle boutique ha tuttora la saracinesca abbassata, con l'eccezione di Scandinavia e Germania, che ha iniziato un graduale piano di reopening dal 23 aprile. Funziona il centro distributivo europeo, per garantire le esportazioni e l'e-commerce.
Fermo il Middle East, mentre in America i punti vendita hanno lavorato fino al 18 marzo. Anche in questo territorio l'e-commerce non conosce stop.
Negli ultimi 12 mesi Smcp ha messo a segno 77 inaugurazioni di dos, di cui 29 in Apac, 38 in Emea e 20 nel continente americano, procedendo invece a 10 chiusure in Francia. Nel primo quarter 2020 sei dos hanno cessato l'attività e il programma di nuovi opening è stato congelato.
Difficile per Lalonde e i suoi azzardare previsioni sul fiscal year: «Monitoreremo la situazione - si legge in una nota - e appena possibile pubblicheremo aggiornamenti» (nella foto da Instagram, un outfit di Maje).
a.b.