Paco Rabanne, guru dell’estetica Space Age, è morto all’età di 88 anni a Portsall in Francia. A confermare la notizia della scomparsa, che dovrebbe essere avvenuta il 29 gennaio per cause non note, è stato il Gruppo Puig, cui fa capo il brand Paco Rabanne.
Francisco Rabaneda y Cuervo - questo il suo vero nome - nasce in Spagna il 19 (o 18, secondo alcune fonti) febbraio 1934, ma ancora bambino è costretto a rifugiarsi con la madre in Francia, a causa della guerra civile scoppiata nel suo Paese in cui rimane ucciso il padre, ufficiale andaluso.
A Parigi la madre, sarta, ha tra i suoi datori di lavoro Balenciaga, una delle maison, insieme a Givenchy e Dior, con le quali il figlio muoverà i primi passi della moda dopo aver studiato da architetto.
Il lancio del suo marchio avviene nel 1966 e nel giro di pochi anni Paco Rabanne si distingue grazie a un approccio visionario e anticipatore dei tempi, a partire dall'utilizzo di materiali decisamente insoliti per il fashion: carta, plastica, pvc e soprattutto metallo, tanto che Coco Chanel lo definisce «il metallurgico» e tutti lo riconoscono come inventore della Metal Couture.
Nel 1968 disegna gli abiti indossati da
Jane Fonda nel film di
Roger Vadim Barbarella, la cui protagonista è un’eroina che vive nell’anno 40.000 dopo Cristo: modelli che entrano nella storia.
Già l’anno prima si fa notare la mise ideata per
Audrey Hepburn in
Due per la strada di
Stanley Donen, un minidress fatto di tanti dischetti color argento.
Anche
Françoise Hardy ha un debole per il suo stile e la foto della cantante con un vestitino tutto d’oro in queste ore dilaga sui social, insieme a quelle di tante celebrity - da
Brigitte Bardot alla coppia
Jane Birkin e
Serge Gainsbourg - che hanno contribuito ad accrescere la fama del designer. Oggi
Romina Power posta su
Instagram immagini di sé giovanissima con completi
full metal di Paco Rabanne.
Iconici anche gli accessori inconfondibilmente Paco Rabanne, tra cui i grandi orecchini quadrati o circolari in plastica e le visiere in vinile (sotto, la modella
Celia Hammond su
Vogue).
Nelle creazioni di nomi come
Iris van Herpen, stilista olandese classe 1984, e
Issey Miyake l’influsso di Paco Rabanne è evidente. Artefice di una brand extension in piena regola, intorno al ready-to-wear costruisce una realtà multisfaccettata, che comprende l’haute couture e i profumi, a partire da quello maschile lanciato nel 1973. Nel 1986 il marchio entra ufficialmente nell’orbita di Puig e nel 1999 il designer si ritira a vita privata, interessandosi sempre più a occulto, esoterismo, astrologa e fantascienza. Da lì in poi saranno rare le sue uscite pubbliche.
Il sito americano
wwd.com riporta alcuni commenti, tra cui quello di
José Manuel Albesa, presidente della divisione
Moda e Beauty di Puig: «Ha reso la trasgressione magnetica. Chi altro avrebbe potuto indurre le donne modaiole di Parigi a indossare abiti in plastica e metallo? E chi se non Paco Rabanne avrebbe potuto immaginare una fragranza chiamata
Calandre (parola che significa autogrill), trasformandola in un’icona di femminilità moderna?». «La sua scomparsa - conclude - ci ricorda ancora una volta l’enorme influenza sulla moda contemporanea di uno spirito che vive attraverso la casa di moda a lui intitolata».
«La storia di Puig e Paco Rabanne - aggiunge
Marc Puig, chairman e ceo del gruppo iberico - affonda le radici già nei tardi anni Sessanta proprio con il lancio nel 1969 di
Calandre, profumo ideato poco dopo che lo stilista rese pubblici i suoi “12 vestiti immettibili in materiali contemporanei”». Correva infatti il 1968 quando
Antonio e
Mariano Puig visitarono per la prima volta il suo atelier a Parigi.
Tre i profumi-simbolo del marchio Paco Rabanne:
One Million,
Invictus e il più recente
Phantom, tutti per uomo. Inconfondibile la bottiglietta di
Phantom, a forma di robot.
Nel 2022 ha debuttato
Fame, per la donna, con
Elle Fanning come brand ambassador e, a sua volta, la bottiglietta a forma di robot, con indosso l'inconfondibile abito di maglia metallica, disegnato nella collezione di ready-to-wear da
Julien Dossena, direttore creativo dal 2013.
a.b.