Ormai il digitale è l’ingrediente chiave per agevolare la messa in pratica di qualsiasi strategia aziendale. Ma va calibrato a seconda delle specifiche esigenze delle fashion company, come emerso alla Ceo Roudtable di
Fashion, nel corso del talk dal titolo
The ease of execution.
Nel caso delle vendite online bisogna fare attenzione a diversi aspetti e «una cabina di regia è indispensabile»: ne è certo
Andrea di Nicolò, Ebusiness & Omnichannel consultant di
Luisa Spagnoli, marchio di womenswear che ha lanciato il proprio e-commerce lo scorso maggio. «Oggi si compra sugli e-store, i marketplace, nei siti di flash sales ma negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a una lotta agli sconti, a una forte concorrenza fra rivenditori». Un unico centro di controllo contrasta queste situazioni e impedisce, per esempio che le vendite evento vengano organizzate in parallelo con la normale campagna vendite.
Il digital abbinato alla sostenibilità è un elemento fondativo del marchio di sneakers
Acbc. «Il digitale è sempre la base: per noi significa essere più efficienti - ha spiegato il fondatore e ceo
Gio Giacobbe -. Non utilizziamo nulla che non sia in cloud». Il brand si è dato l’obiettivo di misurare la sostenibilità delle proposte che commercializza e di darne evidenza, per educare il consumatore, mentre si stima che nel 2027 il mercato del footwear arrivi a 530 miliardi di dollari. «La sostenibilità è analitica - ha affermato l’imprenditore -. Grazie a un software, da un anno calcoliamo le emissioni di CO2 corrispondenti a ciascuna scarpa che produciamo e a breve saranno indicate in un’etichetta, che cominceremo a introdurre online». Questa operazione-trasparenza esordisce con le calzature create da Acbc per
Piquadro che, come annunciato durante la scorsa fashion week, si candida a essere una delle prime aziende al mondo a calcolare l’anidride carbonica emessa per singoli prodotti (a partire da 15 proposte continuative fra le più vendute).
A migliorare i ricavi di vendita e a facilitare la connessione fra online e offline ci pensa invece
BigCommerce, piattaforma di e-commerce quotata sul Nasdaq, che crea negozi online e offre servizi come l'ottimizzazione dei motori di ricerca, l'hosting, il marketing e la sicurezza. Il primo consiglio di
Irene Rossetto (country lead Italia dell’azienda americana) per migliorare il giro d’affari è conoscere il proprio ecosistema e capire dove può essere migliorato. «Talvolta emergono costi enormi a livello di manutenzione che possono essere razionalizzati o costi fissi per macchine che possono essere eliminati», ha osservato Rossetto. Per aumentare il tasso di conversione bisogna si può intervenire sull’esperienza di acquisto online. «Noi proponiamo di customizzare le pagine tenendo conto del viaggio d’acquisto e mettiamo a disposizione 600 tipi diversi di campagne promozionali per agire più velocemente».
Dalla conversion al pagamento,
Michele Simone, director of partnership Southern Europe di
Paypal, ha ricordato che una delle principali cause di abbandono del carrello è il fatto che il consumatore non trova il suo metodo di pagamento preferito. In seconda battuta ci sono i costi nascosti e i tempi di consegna non chiari. Il terzo posto è occupato dai contenuti: basta che il layout delle pagine sia disordinato, per dare l’idea di trovarsi su un sito non sicuro. «A volte basta semplicemente cambiare l’ordine dei termini di pagamento o inserire un bottone già nella scheda di prodotto per migliorare la fase del pagamento», ha osservato l’esperto della società statunitense dei servizi di pagamento digitale». «Occorre costruire un processo di miglioramento continuo ed effettuare dei test progressivamente, per capire se quanto fatto mesi prima è ancora valido», ha consigliato.
Al termine del talk si è parlato di prospettive future. In Luisa Spagnoli il team dedicato alle vendite digitali si va strutturando sempre di più ed è destinato nei prossimi mesi a passare da 10 a 15 persone, come anticipato da Andrea di Nicolò. Un altro progetto dell’azienda umbra è aprire a nuovi partner specialisti di microservizi, come avvenuto per le chat e il remarketing, utile a recuperare i carrelli abbandonati.
Gio Giacobbe prospetta invece una progressiva contaminazione fra aziende, dove si fondono le singole expertise. «Tutti tentano le brand extension - ha concluso - ma immagino sempre più overlapping anche a livello di mercati, reti distributive ed e-commerce».
e.f.