Le sfide di Sistema Moda Italia

Tamborini farà leva su coesione, sostenibilità e formazione

Il sistema della moda italiana si prepara a nuove sfide mentre monte e valle della filiera procedono con velocità differenti e la flessibilità delle Pmi si conferma efficace nel cogliere gli spunti di ripresa. Smi-Sistema Moda Italia - una delle più grandi organizzazioni degli industriali del tessile e moda del mondo occidentale, con quasi 50mila aziende associate, che occupano circa 400mila addetti - guarda avanti facendo leva su una maggiore coesione delle imprese, un business sostenibile e una maggiore apertura ai giovani.

I punti del programma del nuovo presidente Sergio Tamborini (a destra nella foto, durante il passaggio di consegne con il precedente presidente Marino Vago) sono stati illustrati questa mattina a Milano, nel corso dell’assemblea pubblica dell’associazione del tessile-abbigliamento (aderente a Confindustria Moda) tenutasi a Palazzo Mezzanotte.

Per Tamborini, che è anche l’attuale ceo di Ratti, è prioritario che le aziende del settore si associno e lavorino insieme in un costante confronto, per una sempre maggiore integrazione e contaminazione di idee ed esperienze. Smi, in particolare, «ha la precisa mission di tutelare, ogni giorno, gli interessi comuni delle imprese associate soprattutto presso le istituzioni e il mondo politico». A questo proposito, l’associazione ha recentemente presentato al Mise un articolato piano di rilancio del tessile-abbigliamento, che è stato in parte già recepito e attuato (è il caso, per esempio, della richiesta di allungamento della Cig al 31 dicembre 2021).

Altro caposaldo della nuova presidenza è la sostenibilità in sinergia con la circolarità. In vista delle prossime decisioni del Governo su questi temi, Smi sta da tempo preparando i presupposti operativi, per aiutare le aziende ad adempiere i futuri obblighi in tema di riduzione dei rifiuti tessili.

Sul tema della sostenibilità sociale, la federazione sta procedendo con attività quotidiane di contrasto al dumping contrattuale e di riqualificazione del lavoro manuale, come parte essenziale dell’unicità della filiera italiana.

La formazione sarà, a sua volta, un elemento indispensabile per il rilancio del comparto, perché le nuove tecnologie richiedono competenze sempre più specifiche. L’associazione lavorerà per promuovere e valorizzare sempre di più la formazione tecnico professionale, un bacino che si prospetta ricco di opportunità per i giovani interessati al mondo della moda.

«È il momento di unire le esperienze a fattor comune, di riconoscerci in una struttura associativa che ci garantisca nelle attività di rappresentanza presso il Governo e le istituzioni - ha detto il neopresidente, nel corso di un approfondimento con Giulia Crivelli, giornalista del Sole 24 Ore -. Il nostro settore è una voce importante della bilancia commerciale del nostro Paese ma anche un settore determinante per un altissimo numero di lavoratori e lavoratrici. Un sistema moda più evoluto e unito nelle sue istanze, dal monte al valle, ci permetterà non solo di rilanciare il settore nel mondo, ma soprattutto di avere un nuovo paradigma industriale del Made in Italy, più sostenibile e sempre più aperto ai giovani».
e.f.
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