gesti di solidarietà anche da les copains e damiani

Riconversione produttiva: Armani dà ancora l'esempio e Herno scende in campo

All'appello di riconvertire le proprie fabbriche nella realizzazione di mascherine o altri presidi destinati agli operatori sanitari e a coloro che lavorano in prima linea nel contenimento del Covid-19 si sono mossi in tantissimi. Il primo ad aprire il varco è stato il Gruppo Miroglio di Alba, ma successivamente l'elenco di chi ha messo a disposizione filiere e sistemi logistici si è allungato di giorno in giorno.

Tra gli ultimi a schierarsi a fianco di chi sta combattendo in corsia c'è un big come Giorgio Armani, che sin dall'inizio dello scoppio dell'epidemia ha preso posizione per far sentire la propria vicinanza e offrire un aiuto concreto.

Lo stilista-imprenditore di origini piacentine ha infatti annunciato la conversione di tutti i propri stabilimenti produttivi italiani nella realizzazione di camici monouso, destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il coronavirus. Si tratta dei poli produttivi di Trento, Carré, Matelica e Settimo.

Dopo aver stanziato 1,25 milioni di euro a favore della Protezione Civile e degli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano e dello Spallanzani di Roma, Armani ha deciso di dare il suo contributo anche all'ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia, arrivando così a una donazione complessiva di 2 milioni di euro.

Sabato scorso Giorgio Armani ha anche pubblicato a pagamento su una sessantina di quotidiani nazionali e locali una lettera diretta a medici, infermieri e a chi lavora rischiando la propria salute in prima persona, per esprimere la sua ammirazione e solidarietà.

Al lavoro per garantire agli ospedali gli indumenti necessari per la protezione dal Covid-19 c'è anche la Herno di Claudio Marenzi (che riveste inoltre la carica di presidente di Pitti Immagine e Confindustria Moda).

Come spiegano dall'azienda di urban outerwear con sede a Lesa (Novara), la produzione a titolo gratuito negli stabilimenti sta viaggiando con ritmi in grado di garantire 10mila camici e 25mila mascherine al mese.

Il filo diretto tra Herno e le strutture ospedaliere è tenuto dalla Protezione Civile, che ogni giorno si occupa della distribuzione dei presidi sanitari sul territorio.

Nell'esercito della moda che nel nostro Paese sta facendo la propria parte in questa emergenza senza precedenti c'è anche Les Copains: dalla scorsa settimana è iniziata la produzione di mascherine filtranti all'interno dello stabilimento produttivo di Bologna. Le prime 1.200 mascherine sono già state consegnate, ma l'obiettivo è realizzarne altre 2mila entro fine settimana.

I destinatari sono altre aziende del territorio emiliano (in particolare nelle zone rosse di Parma e Piacenza) che continuano la propria attività perché di prima necessità, come alimentari e farmacie. Sebbene le mascherine di Les Copains non siano dispositivi certificati, hanno la funzione di proteggere dai liquidi e impediscono a chi le indossa di toccarsi anche involontariamente bocca e naso.

Importante anche l'operazione di Damiani, che ha messo a disposizione della Protezione Civile i nuovi headquarters di 12mila metri quadri a Valenza: l'edificio, che è stato recentemente acquistato per essere trasformato in sede produttiva, potrà essere utilizzato come ospedale da campo, ricovero per senzatetto, magazzino materiali o per ciò che le autorità riterranno utile.

a.t.
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