L’Italia è leader nell’economia circolare. A confermarlo è il rapporto
100 Italian Circular Economy Stories di
Fondazione Symbola ed
Enel Group, che porta sotto i riflettori le case history delle imprese italiane più virtuose, dall’agroalimentare alla moda, dagli imballaggi alla meccanica, dall’edilizia alla finanza, dall’elettronica alla chimica.
Storie imprenditoriali che dimostrano quanto qualità e bellezza (ma anche redditività) possano fare rima con sostenibilità, abbracciando la causa del riuso.
Il nostro Paese, storicamente povero di materie prime, detiene il primato nel riciclo dei rifiuti (il 79,4% sul totale di quelli urbani e speciali): un dato che sorpassa la media Ue (49%) e ben superiore a quella delle grandi nazioni europee (Francia 66%, Germania 69%).
«L’applicazione dei principi dell’economia circolare lega diverse filiere in un processo di simbiosi industriale, dove lo scarto di un’impresa, o di un comparto, diventa materia prima per un’altra - afferma
Francesco Starace, direttore generale e a.d. di Enel -. Un approccio decisivo per affrontare la crisi climatica e che al tempo stesso aumenta la competitività, generando opportunità commerciali ed economiche oltre che benefici ambientali e sociali».
La
Cop 26, pur con i limiti con cui si è conclusa, ha il merito di aver messo con forza sul tavolo la questione ambientale e le urgenze che essa impone, spingendo le imprese a politiche più responsabili.
Ma c'è chi su questo fronte è impegnato da tempo. Tra cui anche le aziende della moda, che infatti fanno capolino nel ranking grazie ai risultati ottenuti nella circolarità.
Unica del lusso
Ferragamo, che ha iniziato un percorso di sostenibilità nel 2013 per volontà della famiglia, per arrivare a disegnare collezioni pensate per avere una seconda vita, coniugando creatività, innovazione e artigianalità.
Con questa filosofia è stata lanciata anche una capsule collection di 300 articoli, per i quali sono stati riutilizzati i tessuti in giacenza: pezzi unici fatti a mano con ornamenti di seta riutilizzati e ristampati con stampa digitale.
Dal 2019 Ferragamo ha anche sottoscritto il
Fashion Pact, una coalizione di più di 300 aziende leader nella moda e nel tessile, impegnati a raggiungere obiettivi condivisi: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani.
Nelle top 100 di Symbola ed Enel spiccano altri nomi conosciuti del fashion system come
Acbc, startup fondata da
Gio Giacobbe ed
Edoardo Iannuzzi, che ha il primato di essere la prima azienda calzaturiera del nostro Paese ad aver raggiunto la certificazione Bcorp.
Nel report si aggiudica un posto anche la trentina Aquafil, dietro il cui successo ci sono la tecnologia e un processo per sviluppare nylon rigenerato (Econyl), realizzabile impiegando su scala industriale materie prime seconde - come scarti della plastica, reti da pesca, vecchia tappezzeria -, in grado di garantire le stesse caratteristiche del nylon vergine.
Compaiono anche la storica azienda Manteco, eccellenza tessile del distretto tessile pratese guidata dalla famiglia Mantellassi, e il player bergamasco Radici Group, che insieme a Dkb ha appena lanciato la «prima tuta da sci circolare», e la marchigiana Santori Pellami.
Ma anche realtà giovani e dal business model innovativo, come Dress You Can, specializzata nella moda in affitto, e Rifò, startup pratese nata quattro anni fa, che realizza indumenti fatti con materiali rigenerati.
Nella foto, la sfilata di Ferragamo SS2022.
a.t.