Se quello sparo a Miami Beach nel luglio 1997 non avesse colpito nel segno la storia avrebbe avuto un altro corso. La fusione tra Gucci e Versace sarebbe andata a buon fine e Kering non sarebbe mai esistita.
Non si tratta di un’ucronia dei fatti accaduti 26 anni fa e che portarono alla morte prematura di Gianni Versace, uno dei più geniali stilisti del made in Italy, ma di liberi pensieri di Santo Versace - affidati in un’intervista di Paolo Bricco a Il Sole 24Ore - dopo la pubblicazione dell’autobiografia Fratelli, edita da Rizzoli.
«Poco prima della morte di Gianni - racconta l’imprenditore, che all’epoca dei fatti era amministratore delegato della Medusa - c’era stato un pranzo al Savini di Milano. Avevamo trovato un accordo. Gucci, che era già quotata, avrebbe fatto un aumento di capitale che noi avremmo sottoscritto, conferendo la nostra società. Tecnicamente, insieme, avremmo controllato il 60% del capitale del nuovo aggregato. La moda non sarebbe stata più la stessa».
I tempi erano perfetti per un’operazione del genere: Gianni aveva 50 anni ed «era all’apogeo». In Gucci, Tom Ford ne aveva 35. «La loro azienda – sottolinea Santo Versace – era condotta da Domenico De Sole. Dalla nostra parte, nel versante gestionale, c’ero io. Loro erano fortissimi negli accessori. Noi lo eravamo nei vestiti, sia da donna che da uomo. Una irripetibile combinazione di business e di persone».
I progetti, com’è noto, naufragarono a causa degli eventi. L’assassinio di Gianni Versace impedì la costituzione di un polo del lusso, che secondo Santo «avrebbe cambiato la moda internazionale». «Quell’operazione – aggiunge – avrebbe mutato il destino dell’Italia. Sarebbero emersi nuovi assetti produttivi, finanziari e strategici per il nostro Paese».
Soprattutto, Kering non sarebbe mai esistita, perché l’ex Ppr «ha avuto un passaggio evolutivo fondamentale quando, nel 1999, ha assorbito in maniera definitiva Gucci». La coppia Versace-Gucci sarebbe stata «un campione nazionale vero. Con forza finanziaria, capacità produttiva, solidità logistica. Saremmo arrivati ovunque».
Quel tragico giorno di luglio del 1997 avrebbe invece costretto la famiglia Versace a ritrovare la bussola e a riscrivere il proprio futuro, fino al 2018, anno dell’acquisizione della Medusa da parte della società a capo di Michael Kors e Jimmy Choo, diventata successivamente Capri Holdings.