Il comparto della moda bimbo continua la propria espansione sui mercati mondiali.
Secondo gli ultimi dati di Confindustria Moda, durante gli ultimi cinque anni l’esposizione del settore verso l’estero è cresciuta di ben sei punti percentuali, dal 34 al 40% del fatturato complessivo dell’industria italiana di abbigliamento per i piccoli.
Nel corso del 2018 la domanda internazionale è stata particolarmente vivace, crescendo al ritmo dell’8,5% annuo, facendo registrare di fatto il tasso d’incremento più elevato registrato nell’ultimo quinquennio.
Di fronte a importanti progressi su tutte le piazze principali, tra cui soprattutto i mercati tradizionali dell’Europa Occidentale, è evidente come ci sia ancora un forte potenziale inespresso da realizzare.
Vi è dunque, impellente, la necessità di valorizzare meglio un comparto composto da eccellenze che ancora non riescono, nonostante i buoni risultati di fondo, a ottenere la visibilità internazionale che meritano.
In un mondo in cui continuano ad aumentare gli
ultra-high net worth individuals, coloro che possono permettersi di vestire i figli con il meglio che il made in Italy sa esprimere in termini di qualità, stile e artigianalità, questo equivale a un’enorme opportunità che rischia di andare persa. Non a caso, sempre secondo Confindustria Moda, la metà del mercato bimbo di fascia alta è presidiata da una decina di brand.
In assenza di alternative ben comunicate, nel soddisfare la domanda dei ricchi del pianeta continuano a predominare i grandissimi marchi come Moncler, Burberry e Gucci.
Dato che si tratta di realtà che producono una fetta importante del loro assortimento nel Belpaese, questo è ovviamente tutt’altro che negativo. Una preponderanza così netta indica, però, che i piccoli ancora faticano a spiccare il volo in modo analogo a quanto avviene nel segmento adulto.
Dal nostro consueto sondaggio tra i buyer di riferimento emerge, in realtà, un segnale incoraggiante.
Sia realtà in forte crescita, come Stone Island e Gcds, sia brand di puro kidswear come Il Gufo e Monnalisa continuano a riscuotere importanti riconoscimenti di mercato.
È da qui che bisogna partire.
Nel momento in cui si affermeranno, magari in sinergia con credibili baby influencer, formati multibrand capaci di servire il mercato mondiale, anche facendo leva sull’e-commerce, questo segmento strategico potrà dire di aver conquistato il rilievo che gli spetta.
Marc Sondermann
Fashion Magazine 07/2019